Di Saula Giusto
Una bella nuova scoperta che mi è stata regalata ieri dal ‘nuovo’ Lazio e dalla forte ventata di produzione di grande qualità che, negli ultimi anni, ha investito l’enogastronomia della mia bistrattata regione: il Cesanese Lazio IGP 2017 del mitico Gabriele Magno (presente sullo sfondo della foto, sorridente ed abbronzato!).
Per chi ancora non conoscesse questa cantina, la società agricola Gabriele Magno nasce nel 2015 dall’incontro tra Gabriele Magno (comandante della Ryan Air, vignaiolo e proprietario di IV generazione dei vigneti che circondano il Casale La Torretta nella vocatissima Valle Marciana di Grottaferrata) e Luigi Fragiotta (agente di commercio, nel settore vini da sempre).
Complice un feeling di obiettivi e fini comuni immediato, i due hanno creato la società per produrre e imbottigliare un vino che realizzasse il gusto e i sentori del “vecchio Frascati”, quello delle tradizioni antiche precedenti lo scempio del II dopoguerra, il Frascati che si serviva con l’agnello pasquale. E ci sono riusciti alla grande!
I due colleghi e amici rappresentano le due anime della cantina: Luigi ha intuito le potenzialità di un terrioir unico e di vigneti storici, che potevano tradursi in etichette di grande qualità e di una nicchia, anche commeriale, in cui trovare spazio nel mercato; Gabriele, lo spirito libero della cantina, nonostante il suo parallelo lavoro da pilota, rappresenta la sua anima contadina, che ha come passione grande il vivere la natura e la campagna al 100%.
Gabriele mi ha raccontato che nel 1870 la famiglia Magno-Di Mattia acquistò l’azienda agricola “La Torretta”. Poi il nonno di Gabriele iniziò a vinificare vendendo solo vino sfuso, come era consuetudine nei Castelli Romani negli anni ‘30.
Alla fine degli anni Ottanta, il padre di Gabriele, Riccardo Magno, decise di non effettuare più le vinificazioni e di conferire le uve nella zona. Questo fino al 2015 ed all’arrivo, nella sua vita di Luigi.
I vigneti di proprietà si estendono per circa 5 ettari, a circa 300 mt., sui terreni medio collinari di Valle Marciana (ricchi di minerali vulcanici stratificati, unici), con esposizione sud sud-est, favorevole alle correnti marine che arrivano dal mar Tirreno.
La zona di Valle Marciana era in origine uno dei tanti crateri del Vulcano Laziale, divenuta poi lago e in seguito, prosciugandosi, terra fertile e ricca di minerali utili per lo sviluppo della viticoltura.
I vigneti sono coltivati a Malvasia Puntinata, che copre oltre il 75% della produzione, e per il restante a Trebbiano Giallo, storici vitigni (alcuni ceppi arrivano anche a 50 anni d’età!), usati per la produzione del Frascati Superiore Docg e del Frascati Superiore Docg Riserva Vigneto La Torretta (simbolo dell’azienda e prodotti d’eccellenza).
Le novità recenti dell’azienda: il Cesanese fotografato (da uve provenienti da un piccolo appezzamento in affitto nel Comune di Monte Porzio Catone, totalmente curato da Gabriele, Luigi e collaboratori!) e, dal 2019, un prezioso Cannellino affinato in piccoli caratelli che non ho assaggiato ma, se tanto mi da tanto, sarà una bomba!
Oggi l’azienda fa parte del Consorzio Tutela Denominazioni Vini Frascati e di associazioni che stanno lavorando tanto per valorizzare, come finalmente si merita, l’enogastronomia laziale di qualità: in particolare dell’ottima ‘creatura’ di Michela Irione, Lazio in Movimento, e della neonata Vignaioli in Grottaferrata.
L’azienda attualmente è in conversione biologica e vengono praticati trattammenti minimi, solo quando necessari. Lo storico Casale “La Torretta” offre inoltre un servizio di catering e organizzazione di eventi.
Per ulteriori info:
https://www.facebook.com/pg/vignaioliingrottaferrata/about/?ref=page_internal
Tornando al Cesanese Igt Lazio 2017, mi ha colpita per la finezza e delicatezza, tanto da aver esclamato che ‘pinotteggia’, poiché mi ha subito ricordato un Pinot di Borgogna, però in blend con un Nerello Mascalese cresciuto sull’Etna, se mai fosse possibile!
Uvaggio: 100% Cesanese Comune. Vendemmia manuale nella prima decade di ottobre; macerazione classica e breve, con rimontaggi e follatura per 7 giorni. Affinamento in bottiglia.
Colore rosso rubino scarico, trasparente e brillante.
Naso intenso, fine, con tanto lampone, ribes e fragoline di bosco, poi roselline rosa e violetta, su un finale di grafite e leggero incenso. Al palato non è certo un culturista grosso e muscoloso, ma piuttosto un maratoneta scattante che guizza per freschezza, mineralità, ottima rispondenza, tannino accennato. Nonostante l’iniziale impressione così delicata, rimane a lungo grazie soprattutto alla vena minerale e lascia un sapore pulito e buono di frutta di bosco freschissima.
Da servire con carni bianche, primi di carne leggeri o, perché no, a 16-18 gradi con pesce saporito e/o ben condito.
Sarà che sono patita di vini sottili e profumati, sarà che mi ha sorpresa, ma a me è piaciuto tanto.