SupplìTiAmo festeggia la sua vincitrice Anna Tortora!

Ieri sera si è tenuta a Roma, presso Supplizio, la finale del Contest SuppliTiamo organizzata da Risate & Risotti, la manifestazione nata 14 anni fa, da un’idea di Luca Puzzuoli, finalizzata a realizzare il connubio tra buona cucina e sano divertimento.

L’ideatore di SuppliTiAmo Luca Puzzuoli e la vincitrice Anna Tortora

Vincitrice la mitica Anna Tortora, giornalista e food blogger romana!

Siamo stati ospitati in un locale più che adatto per l’occasione: Supplizio! What else?

Il Supplizio è una friggitoria gourmet in centro a Roma, dove puoi gustare i sapori del cibo di strada della tradizione romana.

Luca Puzzuoli e Chef Arcangelo Puzzuoli

Racconta lo chef Arcangelo Dandini, patron del locale, che nelle vie del centro dell’Antica Roma si potevano trovare numerose friggitorie, punto di riferimento dell’epoca e che oggi sono quasi completamente sparite. Al fine di esprimere tutta la sua passione per i sapori della sua infanzia, per la tradizione romana (soprattutto per il supplì, considerato il cibo di strada per eccellenza) e per omaggiare questi luoghi storici, Dandini ha deciso di aprire il Supplizio, una friggitoria gourmet nel centro di Roma.

Oltre al famoso supplì, ordinabile in molte versioni, compresa quella vegetariana, l’offerta gastronomica del Supplizio comprende molti altri prodotti fritti: crocchette di patate affumicate, croccanti di baccalà e molti altri “street food”, con un ottimo assortimento di panini gourmet. Si possono anche trovare ottimi dolci, preparati ad arte da Andrea De Bellis.

Il locale è stato ristrutturato per ricreare l’atmosfera di un salotto di casa: tra il rustico e lo chic, caldo ed accogliente, con il pavimento in terracotta e le pareti in muratura, che avventori ed ospiti si possono divertirsi a scrivere e disegnare a piacere, creando una sorta di graffiti originali.

Ma cos’è SupplìTiAmo, il contest che ha visto vincitrice Anna Tortora?

Ideato durante il lockdown, periodo in cui, tra l’altro, tutti siamo stati ancor più ai fornelli, il contest ha un nome che suggerisce senza veli il tema: mister supplì, che a Roma la fa da padrone in tema di cibo da strada. Per la creazione del contest Luca Puzzuoli si è avvalso della collaborazione creativa di Cristiana Curri, Raffaella Ghislandi e Velia de Angelis, un trio che di gastronomia di qualità e buon mangiare se ne intende parecchio, credetemi!

Divertente la formula e le regole di questa sfida gastronomica, rivolta agli appassionati di questa golosità croccante capitolina, in puro stile Risate & Risotti. Aperto a tutt’Italia, prevedeva di dover creare il proprio supplì mediante materie prime locali, realizzando un connubio d’intenti che attraversasse tutta la penisola. Ciascun concorrente avrebbe dovuto poi donare la propria personale ‘opera’ ad un vicino di casa, per creare un’occasione gastronomica gustosa ma anche conviviale, da documentare online.

Anna ha vinto, a mio avviso, perché ha proposto un supplì che ne rispecchia la personalità: semplice ma intenso. Per il suo ‘Suppl’ D’Amare’ (o ‘Da Mare’ dir si voglia), ha usato materie prime locali di qualità, cucinate ad arte per ottenere un supplì gustoso, delicato e leggero allo stesso tempo; impresa non da poco. Il risultato è un prodotto estivo e perfino fresco! Ha scelto di usare per la farcitura i lupini di mare, più economici delle vongole veraci ma molto saporiti, con i piselli in due consistenze, interi e in vellutata, il tutto pervaso da un lieve aroma di menta del balcone di casa. Nonostante i pochissimi grassi utilizzati (del ridottissimo olio e.v.o. di qualità) erano buonissimi: croccanti fuori e dalla texture accattivante cremosa all’interno.

Il secondo posto è stato guadagnato da Maria Vittoria Casolaro di Napoli, che ha tagliato il traguardo con un supplì chiamato ‘Napoli 2.0’, di impronta gustativa partenopea, all’ombra del Vesuvio. Il terzo posto è stato assegnato a Bianca Berti che da Genova ha proposto un supplì d’ispirazione ligure. I tre si sono aggiudicati i bei premi messi in palio dagli sponsor: una padella Shark Skin di Agnelli, una confezione Riso Carnaroli di Riso Maremma, una confezione Pomodori Ciro Flagella ‘Il Rosso da Amare’, ben 5 litri di olio evo del Frantoio Archibusacci di Canino, una confezione di Lamponi dei Monti Cimini e una borsa artigianale di TOO Italy.

La serata è stata conviviale e divertente, allietata dall’accoglienza di Luca Puzzuoli, dalla gioia per la vincita di Anna, dalla presenza di tanta bella gente e dall’ottima gastronomia offerta! Il tutto mirabilmente ‘annaffiato’ dallo Spumante Metodo Classico di Decugnano dei Barbi, perfetto abbinamento per supplì di ogni sorta, matrimonio di successo con il supplì fresco ed estivo di Anna. Rispettando tutte le norme anti-Covid, s’intende!

Decugnano dei Barbi è una delle cantine più importanti e storiche dell’orvietano. Le vigne si adagiano su terreni di grande vocazione: sono costituiti da fondali oceanici di epoca pliocenica, composti da sabbie, argille limacciose, fossili di conchiglie e ostriche, che regalano ai vini caratteristiche di mineralità marina molto peculiari.

Anche la situazione pedoclimatica è ottima: l’altitudine di oltre 300 metri s.l.m la giusta ventilazione, una significativa escursione termica e una perfetta esposizione solare, garantiscono una produzione di uve sane, mature e di grande qualità.

L’’origine del nome Decugnano è antica e oscura, ma già nel 1212 in questa tenuta si produceva vino per il clero di Orvieto, poiché le terre appartenevano alla chiesa di Santa Maria di Decugnano.

Venendo alla storia contemporanea della cantina, il nonno dell’attuale proprietario Enzo Barbi, aveva una cantina a Brescia tra la fine anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 e comprava in giro per l’Italia vino, che poi imbottigliava e vendeva con la propria etichetta. Tra l’altro, acquistava molto vino di Orvieto, facendosi accompagnare anche dal figlio Claudio. Proprio quest’ultimo, desideroso di produrre in proprio, a partire dalla vigna, convinse il padre ad acquistare terra e, giunto a Decugnano, assieme al padre ebbe un colpo di fulmine per la bellezza del luogo e per la grande qualità dei vini prodotti (indicati tra le migliori produzioni della denominazione). Nel ’73 acquistarono la tenuta e nel 1978 il vino di Decugnano dei Barbi venne per la prima volta imbottigliato; il successo fu immediato.

Venendo ad oggi, la produzione complessiva dell’azienda è cresciuta in maniera esponenziale, grazie anche alla collaborazione e supervisione dell’enologo Riccardo Cotarella, da superare quasi le 150.000 bottiglie l’anno.

La filosofia aziendale è volta a raggiungere i migliori standard qualitativi, sempre nel rispetto di un terroir unico e prezioso: dalla selezione dei migliori vitigni, al controllo delle rese, alla raccolta di uve sane giunte al perfetto grado di maturazione. Il rispetto della natura è l’altra componente distintiva della produzione: sono categoricamente banditi gli insetticidi e qualsiasi forma di diserbo chimico.

Grande nota di merito di Decugnano dei Barbi è l’introduzione per primi, nell’orvietano, di due importanti metodi produttivi che hanno avuto tanto successo: il primo Metodo Classico umbro e il primo vino da muffa nobile.

Il Metodo Classico deriva da una sperimentazione dei primi anni dell’azienda, quando Claudio Barbi nel ‘78 provò a spumantizzare l’Orvieto Classico (da buon bresciano, nato e cresciuto in Franciacorta), iniziando con il trebbiano, a cui venne assemblato poco dopo lo chardonnay, fino ad arrivare, 2009 all’introduzione del pinot nero a totale sostituzione del trebbiano.

Per quanto riguarda la produzione del primo muffato, sempre Claudio, lavorando la vigna assieme ai suoi collaboratori, si accorse che c’era una botrytis cinerea molto consistente sui grappoli e, memore di un proficuo recente viaggio a Sauternes, decise di produrne un vino; nel ‘81 lo mise in vendita, chiamandolo Pourriture

Durante tutta la ‘celebrazione’ di Anna, con grande gioia e soddisfazione di tutti, abbiamo degustato calici su calici di Metodo Classico Brut 2015.

Uve: Chardonnay 50%, Pinot Nero 50%. Vinificazione: pressatura molto soffice dell’uva, preventivamente raffreddata. Fermentazione In acciaio inox, alla temperatura di 16°-18° C per 16 giorni. Rifermentazione in bottiglia, con permanenza per 48 mesi sui lieviti. Affinamento successivo alla sboccatura per almeno 3 mesi.

Giallo paglierino brillante con riflessi verdolini, consistente e dal perlage fine. Al naso si presenta con un mazzolino di roselline bianche fresche e secche, a cui viene aggiunta la salvia ed una leggera menta, poi la mela acerba, il cedro fresco ed un finale di cereale e fieno. La beva è fresca e sapida, abbastanza cremosa, rispondente e dalla buona persistenza, che lascia un palato pulito che sa di cedro.

Moreno Nazzaretto all’opera!!

La serata è stata anche una grande esperienza gourmet non solo per tutti gli eccellenti supplì serviti dalle 21, a partire di quelli di Anna a tanti altri a vari gusti realizzati da Dandini, ma anche grazie agli indimenticabili prodotti freschi offerti dalla Norcineria Oreto (un prosciutto semplicemente perfetto) dalla Tenuta Il Radichino – F.lli Pira, il caseificio della Tuscia che realizza capolavori caseari e dalla Perla del Tevere, un altro caseificio che ha offerto una burrata strepitosa!

Ci vediamo alla prossima edizione?