Dal Polesine una nuova cantina dal volto giovane e dai vini inaspettati: uno su tutti? Il Turchetta!
Di Saula Giusto
Gli ultimi anni della viticoltura italiana sono stati positivamente segnati da un fermento di novità, che spesso ha il volto delle nuove generazioni che decidono di creare prodotti dall’alto standard qualitativo, nel pieno rispetto e valorizzazione dei propri territori.
Alle volte si tratta di eredi di famiglie dedite da secoli all’agricoltura ed alla viticoltura, ma in passato volte a produrre reddito e sussistenza, piuttosto che qualità, in una comprensibile situazione di povertà generale del nostro paese.
Altre volte, come nel caso di Corte Carezzabella, si tratta di giovani che decidono di cambiare vita, di lasciare studi e professioni definite “intellettuali” per dedicarsi alla terra ed alla vita di campagna, sempre con l’intento di produrre qualità e riqualificare territori.
Questo accade diffusamente in tutta la nostra penisola, anche in luoghi da sempre considerati “figli di un dio minore“ del vino, ovvero meno vocati dal punto di vista geologico, geografico o pedoclimatico. Come il Polesine, in cui è sita l’azienda protagonista dell’articolo. Una zona che, inoltre, sconta lo scotto del confronto, in Veneto, con territori vinicoli molto noti ed in voga nel mercato nazionale e mondiale.
L’INCONTRO A ROMA
Incontrare a Roma qualche mese fa la giovane titolare di Carezzabella Chiara Reato, suo marito Francesco Favaretto e il loro enologo Francesco Mazzetto, parecchio giovane anche lui (classe`91!), ha significato appurare esattamente ciò che ho premesso consentendomi, concretamente, di conoscere una realtà che esprime appieno quella “ventata di novità” positiva a cui mi riferisco.
Un simpatico aneddoto da raccontare è che i tre protagonisti dell’incontro devono la loro conoscenza all’ambiente dello sport “frequentato” dal trio, il rugby di Rovigo, la città in cui sono nati e cresciuti.
CHIARA REATO
Chiara, neanche trent’anni, vanta una laurea triennale in Lingue straniere per il management turistico presso l’università di Verona ed un Master in Governance delle risorse turistiche territoriali presso l’ateneo di Padova. Ma il richiamo della terra e di una esistenza immersa nella natura la spinge a cambiare vita ed a sposare un progetto ambizioso, insieme alla sua famiglia. Un richiamo che ha radici lontane e che nasce, in principio, già nella nonna materna di Chiara, un’imprenditrice artigiana donna, molto forte e determinata, maestra fornaciaia, rara combinazione all’epoca, che per prima acquistò gli iniziali ettari della tenuta per estrarre i materiali atti a produrre mattoni.
LA NASCITA DI CORTE CAREZZABELLA
Nel 2008 la sua famiglia decide di acquistare anche una tenuta vicina, che comprende gli edifici rurali, la bellissima corte con annesso chiostro degli inizi del ‘900, il frutteto storico (“Il Frutteto di San Martino”, il suo nome antico, ancora oggi ragione sociale aziendale) ed i terreni agricoli. Nasce così Corte Carezzabella, azienda agricola in regime biologico, in cui si propone la sostenibilità e la biodiversità, animale e vegetale. L’azienda oggi vanta un’estensione di circa 60 ettari, suddivisi tra vigneti, frutteti, ortaggi e frumento coltivato a rotazione. Gli ettari vitati sono 22 e le varietà coltivate sono la Turchetta, vitigno a bacca nera autoctono della provincia di Rovigo, il Pinot Grigio, il Manzoni bianco, il Merlot, il Carmenere ed il Trebbiano.
Il nome della tenuta per un senso esprime il suo legame “fisico” con il territorio, poiché deriva dal toponimo “carezà bela” (in dialetto polesino “bella strada carrabile”, una via che ancora oggi attraversa l’intera proprietà); d’altro canto evoca l’affezione che lega la famiglia Reato alla sua bella corte.
UN’AZIENDA MULTIFUNZIONALE
Ma i progetti della famiglia sono ancora più ambiziosi, proiettati verso una dimensione maggiormente integrata con il territorio, nell’ottica sia ambientale che sociale. A tal fine hanno realizzato un’azienda che descrivono come “multifunzionale”, in cui hanno sviluppato altre importanti attività, oltre a quella agricola. La tenuta è infatti anche un luogo di pace e bellezza, in cui vengono accolti ospiti anche internazionali, che aggrega ed educa: anche a tal fine è stato creato un agri-asilo con tante attività didattico-educative per i bambini, utile anche ad accogliere le famiglie della comunità locale. Ma Corte Carezzabella è anche un agriturismo, con ristorante, camere e piscina; una bellissima location per eventi; una bottega per l’acquisto di prodotti del territorio e biologici.
Non finisce qui: nei prossimi anni un importante intervento di agro forestazione cambierà ancora in meglio l’aspetto della tenuta, in virtù della piantumazione di oltre 5000 alberi di essenze autoctone.
Per quanto riguarda la filosofia produttiva vinicola di Carezzabella, durante l’incontro a Roma Chiara, suo marito ed il giovane enologo Mazzetto hanno, in tutta onestà, evidenziato la difficoltà di esprimere un’identità di vini prodotti in un territorio praticamente sconosciuto, a livello enoico, e dalla storia vitivinicola decisamente travagliata.
CARATTERISTICHE E STORIA DEL POLESINE VINICOLO
Probabilmente la viticoltura del Polesine ha origini remote: ne parla lo storico e scrittore inglese contemporaneo Hugh Johnson nella sua “Storia del vino”, citando tra in vini pregiati più noti nella Roma Antica anche il “Vinum Hadrianum”, prodotto di Adria, a circa 20 km da Carezzabella. Una produzione che con tutta probabilità si protrasse per tutto il Medioevo, caratterizzata dalla tipica coltivazione della vite a “piantata padana”, costituita da filari di piante di vite “maritate” ad alberi tutori, come l’olmo, l’acero campestre, il frassino, ecc.
UN TERRITORIO CIRCONDATO DA ACQUA
Ma questo territorio ha da sempre avuto a che fare con un elemento naturale preponderante in zona: l’acqua. È infatti un areale pianeggiante, collocato al livello del mare, incastrato tra due grandi fiumi, il Po’ e l’Adige, attraversato dal fiume Tartaro, a cui si aggiunga la grande e frammezzata presenza di alvei lacustri: I Gorghi di Trecenta. Un’area protetta ricca di zone umide situate nei pressi di Trecenta, in provincia di Rovigo, costituita da piccoli laghi che si estendono nel complesso per ben 19 ettari, vestigia delle grandi alluvioni che da sempre imperversano su questa terra.
LE GRANDI ALLUVIONI E LE GRANDI BONIFICHE
E le grandi alluvioni oltre ad aver creato morte e distruzione hanno spesso segnato le alterne vicende della viticoltura e dell’agricoltura di zona, così come lo ha fatto l’opera dell’uomo. A partire dalle bonifiche della fine del’400, protrattesi anche nel ‘500, ad opera sia del clero che dei signori di zona, di cui si legge nota nei bollettini del tempo, che citano la piantumazione di vitigni in piccola parte ancora presenti oggi (Turchetta, Corbina, Basegana, Groppello, Cremonese, Negretta, Rossiola, Uva d’Oro o Fortana, Vernazzola, Mattarella, Piacentina, Benedina). Bollettini in cui si legge anche dell’introduzione di colture intensive di canapa e riso, favorite anche dalla Serenissima, considerate più redditizie ed adatte al pedoclima del territorio.
A fine Ottocento le disastrose nuove alluvioni di Adige e Po e le nefaste epidemie della vite di fine secolo (oidio, peronospora e, in primo luogo, filossera) crearono una drastica riduzione della viticoltura in zona, già dalla produzione limitata, soprattutto in favore di mais, riso, altra frutta.
Una situazione che trova un riscontro scritto in una monografia redatta dal fattore dei Papadopoli (una nobile famiglia greca stabilitasi a Venezia sul finire del XVIII secolo), Giacomo Bisinotto, redatta durante un’inchiesta agraria del 1882. Bisinotto parla apertamente di viticoltura scarsa, per quantità e qualità.
LA RINASCITA DAGLI ANNI 2000
Tra nuove tragiche inondazioni (si pensi all’alluvione del Polesine del ’51) e tentativi di ripresa, a livello vinicolo le sorti di questa terra iniziano a cambiare agli inizi degli anni 2000, proprio all’epoca della creazione di Carezzabella, quando i produttori di zona iniziano a far rete, a condividere conoscenza ed a pensare ad obiettivi comuni, partendo dallo sviluppo della produzione del territorio, anche per mezzo della valorizzazione dei vitigni autoctoni sopravvissuti.
LA FILOSOFIA PRODUTTIVA DI CAREZZABELLA
È in questo quadro storico e produttivo che si colloca la filosofia raccontata dai titolari di Carezzabella e dal loro enologo, che sono innanzitutto partiti dal voler tradurre nel bicchiere ciò che la loro terra può donare, con tutti i limiti ed i pregi che le appartengono, escludendo impossibili obiettivi.
Terra tipica di un alveo lacustre sito vicino al mare, circondata da tanta acqua, composta da sabbia, limo ed argilla. Un territorio caratterizzato dal paradosso di presentarsi grasso, ricco e fertile, non perfetto, dunque e “sulla carta”, per produrre vino di qualità, se non a fronte di una gestione agronomica ferrea nel contenere l’esuberanza e l’eccesso produttivo delle piante.
In tale ottica, ecco che i vini di Carezzabella vengono prodotti non per stupire o per conquistare o arruffianarsi il mercato internazionale. Sono piuttosto creati per diventare perfetti compagni di tavole conviviali, per risultare versatili ed adatti ad ogni occasione, con la certezza di regalare una beva agile, equilibrata, sempre estremamente gradevole. Questo anche in attesa di far crescere un po’ i vigneti ancora piuttosto giovani, dai quali si otterrà sicuramente maggiore struttura in futuro.
LA DEGUSTAZIONE
La degustazione ha comportato un’interessante “cavalcata gustativa” tra le due differenti anime produttive dell’azienda: la prima di valorizzazione degli autoctoni (in primis la Turchetta, un’uva vera e propria nativa di zona, ma anche il Trebbiano); la seconda di prosieguo del trend della produzione di alcuni internazionali, maggiormente diffusa nell’areale (Merlot, Carmenere e Pinot Grigio).
Abbiamo dunque degustato il Metodo Ancestrale Il Brillo, il Pinot Grigio 2022, il Merlot 2021 e la Turchetta, nei millesimi 2020 e 2021.
Premetto che sia il Pinot Grigio che il Merlot ottengono perfettamente il fine che Carezzabella si propone: mi hanno regalato buona freschezza, equilibrio, prontezza ed una beva molto gradevole, non impegnativa, che accompagna facilmente tanti piatti a tavola.
Voglio descrivere meglio e nel dettaglio il Brillo e la Turchetta, che ho apprezzato tanto anche per le particolari caratteristiche organolettiche che offrono.
METODO ANCESTRALE IL BRILLO
85% Trebbiano romagnolo; 15% Pinot Grigio. Prima fermentazione: diraspatura e pressatura diretta, sedimentazione statica a freddo, fermentazione a temperatura controllata in vasche di acciaio inox. Presa di spuma: 40 giorni a temperatura controllata con mosto fino ad ottenere 2,5 bar di pressione. Affinamento in bottiglia sui propri lieviti di rifermentazione.
Un vino che sorprende: il colore velato e la bolla vivace sono il preludio di una bottiglia non banale. Al naso dona una buona intensità, creata da tanti fiorellini bianchi, da agrumi maturi, da una nitida Pera Williams e da una nota finale iodata. Un corredo olfattivo che anticipa un sorso succoso, fruttato, vivace, decisamente sapido, che invoglia tanto la beva e che lascia un finale agrumato netto, molto gradevole.
VENETO IGT TURCHETTA 2021
100% Turchetta. Diraspopigiatura, fermentazione/macerazione: a temperatura controllata (25°-28°), con sosta sulle bucce per circa 21 giorni. Matura in cemento per 8 mesi.
Un vitigno antico, presente da sempre nel territorio, che si adatta perfettamente al clima difficile del Polesine, molto umido e caldo d’estate, e che si caratterizza per le rese modeste, la buona acidità, il tannino importante e tanti antociani, tanto da renderlo uno dei rossi da taglio più usati fino alla fine dell’800, prima di essere quasi del tutto abbandonato. Un vitigno che l’azienda ha molto a cuore e di cui ho trovato all’assaggio estremamente interessante.
Rosso tra il rubino e il porpora, impenetrabile e consistente. Al naso intenso, intrigante, regala una fusione di viola, frutta di sottobosco, lieve resina, cacao, ginepro, su un finale decisamente speziato. Al palato corposo, caldo, fresco, dal graffio tannico importante, molto rispondente. Finisce lungo in una bocca coerentemente e nettamente speziata.
VENETO IGT TURCHETTA 2020
Evidenziando quanto il tempo possa giovare ai vini prodotti con questo vitigno, questo millesimo si esprime al naso con maggiore profondità e fascino, rispetto al precedente, regalando le stesse percezioni esperite nel 2021, ma con note più mature ed intense. In particolare, il finale speziato risulta decisamente accentuato. Al palato la beva, sempre importante, è più morbida ed il tannino e l’acidità risultano meno invadenti. Finisce parimenti lungo, in una bocca molto saporita e speziata.
Un vitigno e soprattutto un vino che merita attenzione e che, ne sono sicura, darà a Carezzabella sempre maggiori soddisfazioni.
INFO:
Agriturismo Corte Carezzabella
Via Marconi, 754
45030 San Martino di Venezze (RO)
0425 176157 – 351 1934437
info@cortecarezzabella.com