Valdicava a Roma
DI Mariella De Francesco
Solitamente gli incontri che i produttori di vino organizzano per presentare le loro creature agli operatori di settore si tengono in enoteche, ristoranti, oppure nelle conference room di un albergo, talvolta nei saloni di palazzi storici, o magari negli spazi di gallerie d’arte o musei.
Per questo motivo sono rimasta veramente colpita, arrivando all’evento organizzato a Roma dalla Tenuta Valdicava di Montalcino e da Three Wines & Spirits, nel trovarmi nel salotto di un appartamento con vista spettacolare su Castel Sant’Angelo, location proposta dal patron dell’azienda, che qui è di casa quando si trova nella Capitale.
Vincenzo Abbruzzese e i suoi figli PierFilippo e Sofia ci hanno accolto con grande cordialità, a rafforzare ancor di più la sensazione di essere arrivati a casa di amici.
I due Arcangeli del titolo…
E la storia dei due arcangeli del titolo? È un bel gioco di specchi, un vero coup de théâtre, mediato dal Tevere che scorre davanti a noi.
Uno è il San Michele bronzeo che ci guarda di là dal vetro e che troneggia sulla sommità del monumento romano, l’altro è quello che spicca sulle belle etichette bianche del Brunello Valdicava, tante quante le annate previste per la verticale, allineate sul tavolo proprio davanti alla finestra panoramica.
La scelta figurativa dell’arcangelo, ripreso dal dipinto omonimo del Beccafumi, non si limita però alla sola piacevolezza estetica.
Vincenzo ci racconta infatti l’idea che l’ha motivata. Il senese Beccafumi è stato uno dei principali esponenti del Manierismo e la riproduzione di una sua opera sulle etichette del Brunello vuol passare un messaggio preciso: come gli artisti della Maniera hanno creato le loro opere ispirandosi alla grande tradizione figurativa rinascimentale, ma introducendo forti elementi di novità, così a Valdicava si tiene a mente quel che è stato fatto dalle generazioni passate, coniugando questo rispetto con la volontà di innovare.
Coniugare passato e innovazione
Un esempio concreto è il recentissimo sistema di impianto adottato per una parte del vigneto: viti ad alberello disposte a quadrato, con distanze in verticale ed orizzontale di 130 cm, con l’obiettivo di favorire una competizione omogenea tra le piante. Le scelte agronomiche sotto la gestione di Vincenzo, entrato in azienda negli anni 80, sono state concordate affidandosi all’esperienza di Andrea Paoletti, mentre in cantina prosegue la consolidata collaborazione con l’enologo Attilio Pagli, che già collaborava con la famiglia.
L’obiettivo finale è ottenere vini territorialmente identitari, adottando, senza ansie da certificazione, un’agricoltura di tradizione e insieme sostenibile, aderendo in pratica al concetto della cosiddetta AOR (agricoltura organica e rigenerativa).
Fermentazione primaria in acciaio e cemento, avvio di malolattica in barrique per una piccola parte delle masse, parte poi trasferita nelle vasche e affinamento in botti tradizionali di primo passaggio.
La tenuta
La tenuta si trova subito a nord dell’abitato di Montalcino, nei pressi della celebre collina di Montosoli. Il nonno di Vincenzo l’ha rilevata dopo averla gestita in mezzadria e la produzione in proprietà è cominciata nel 1967. In totale 120 ettari, tra bosco, vigneti, oliveti e seminativi e, fiore all’occhiello e grande passione familiare, un allevamento di purosangue arabi. La produzione si attesta intorno alle 90.000 bottiglie, destinate per la maggior parte al mercato estero, ma con una presenza consolidata in ristoranti stellati ed enoteche storiche sul territorio nazionale.
Gli abbinamenti a cura di chef Stefano Marzetti
In degustazione le quattro referenze prodotte: il Rosso di Montalcino, il Brunello di Montalcino vigna Montosoli e una verticale del Brunello di Montalcino e del Brunello di Montalcino Riserva.
Ad accompagnare i vini una sequenza di squisite portate di pesce, abbinamento secondo la vulgata quantomeno azzardato, ma che è risultato vincente. Lo chef Stefano Marzetti del Mirabelle Splendid ha saputo abilmente calibrare consistenze, sapori e speziature, celebrando un matrimonio elegante con i grandi rossi di Valdicava, serviti a temperatura un po’ più fresca del consueto. La coppia in teoria più improbabile si è rivelata al contrario molto ben assortita: sublimi ostriche Gillardeau e Rosso di Montalcino, per me una prima volta, ma che mi riprometto di sperimentare ancora.
La degustazione
Il Rosso di Montalcino 2021 è piacevolissimo nella sua naturalezza espressiva ed anticipa la cifra stilistica che nel corso della degustazione ritrovo nei vini di Valdicava: un fil rouge di grande eleganza olfattiva e di misurata, setosa estrazione tannica. Già nel vino “biglietto da visita” siamo davanti a un sangiovese di razza: dinamismo ed equilibrio, colore non concentrato, note balsamiche e di cassis, bocca sinuosa e nitida.
La verticale del Brunello Valdicava
La verticale del Brunello Valdicava comincia con l’annata 2019 in anteprima, a seguire la 2017, 2016, 2015, 2013. La 2018 non è stata prodotta, in modo da lasciare alla vigna il tempo di riassestarsi dopo la gelata primaverile del 2017, che aveva decimato la produzione. Godibile già ora la 2019, snella e verticale, nella 2017 emerge un frutto polposo e una grande persistenza, la 2016 sfoggia un equilibrio semplicemente perfetto, la 2015 è rotonda e stratificata, la 2013 è un’altra grande vendemmia, un sottobosco pieno e ancora vibrante.
Il Cru Brunello Vigna Montosoli
Il cru di Brunello Vigna Montosoli 2019, anteprima non ancora in commercio, è vestito con un’altra bella etichetta “manierista”. E assai bello il vino: floreale, fragrante e complesso al naso, croccante e armonico al sorso, tannino cesellato, lungo in chiusura.
Il Brunello Riserva Madonna del Piano
Del Brunello Riserva Madonna del Piano sono in degustazione le annate 2016, 2015, 2013, 2010, 2007 e 2004.
La riserva conferma con un surplus di profondità le caratteristiche delle stesse annate di Brunello Valdicava, fino alla 2013; il viaggio più a ritroso parte dalla 2010, che è di un’integrità e complessità davvero appaganti, la 2007 e la 2004 regalano una bellissima terziarizzazione, che aggiunge solennità ad un profilo organolettico connotato dall’eleganza e dall’equilibrio.
Alla fine di questo viaggio a volo d’angelo in terra ilcinese, un grazie sentitissimo alla famiglia Abbruzzese per averci accompagnati con passione e con una spontaneità coinvolgente nella degustazione dei loro fantastici vini e a Three Wine & Spirits per l’organizzazione impeccabile di un incontro conoscitivo di assoluto livello.
Esco sul Lungotevere in attesa del taxi e mi rendo conto che in testa ho un ritornello, che a ben vedere non poteva non venirmi in mente: “It’s an orchestra of Angels and they’re playing with my heart”…