Il derby di Langa
Articolo a cura di Saula Giusto – pubblicato su Vino.tv il 03.2019
Ieri sera, 26/03/2019, ho partecipato, per Vino.tv, all’atteso quarto appuntamento di “Romeo Terroirs”, che si è svolto presso Romeo Chef&Baker (https://romeo.roma.it/ e moderato da Alessio Pietrobattista. Romeo Terroirs regala la possibilità, a tutti gli appassionati, di degustare i migliori vini italiani e di approfondirne la territorialità, anche con la partecipazione dei relativi produttori, in abbinamento a menù realizzati ad hoc dalla chef Cristina Bowerman. Protagoniste della serata sono state le belle aziende Rizzi e Burlotto: una sorta di “derby” assolutamente amichevole di Langa tra Barolo e Barbaresco e tra due diverse magnifiche interpretazioni di Nebbiolo.
Burlotto (http://www.burlotto.com/it/) è un nome ricco di suggestioni, che evoca scenari risorgimentali e racconta di quasi due secoli di vino. E’ un’antica realtà che risale alla seconda metà dell’Ottocento, fondata dal trisavolo della famiglia, il commendatore Giovan Battista Burlotto, appassionato imprenditore ante litteram della produzione vitivinicola, illuminato e lungimirante, che si è imposto nella storia delle Langhe come uno degli autentici protagonisti e padri fondatori dei vini prodotti, in particolare del Barolo. Acquistò i vigneti di Bricco Movigliero a Verduno, per poi estendersi anche in terreni di Barolo e Roddi: i suoi Barolo, Barolino e Pelaverga furono un punto di riferimento per tutti in quel territorio. Fabio Alessandri ha voluto sottolineare le caratteristiche dei vigneti situati nel territorio di Verduno (in particolare di quelli nei quali si produce il Barolo Acclivi): le colline in sono site queste vigne sono caratterizzate da un terreno ricco di marne calcaree ed arenacee, di silicio e gesso, con un elevato tenore di argilla e con Ph subalcalino; tali caratteristiche rendono i Baroli ivi prodotti assimilabili, per alcune caratteristiche, ai Barbareschi creati da Rizzi. In particolare tali Baroli possiedono caratterisctiche simili ai Barbareschi prodotti dai vigneti siti presso Treiso: tali terreni che sono derivati dalla formazione di lequio, consistente in substrati di arenarie, sabbie e con inserzioni di marne siltose grigie, a tratti magri e rocciosi. Le similitudini che ne derivano sono il corredo olfattivo, molto giocato su un intenso bouquet floreale, e la grande finezza entrambecaratteristiche che garantiscono la realizzazione di vini magari meno muscolari, ma estremamente raffinati (i miei preferiti, lo confesso!!).
L’azienda Rizzi (https://www.cantinarizzi.com/) nasce negli anni ’70 (prima vinificazione nel 1974) ad opera di Ernesto Dellapiana e della moglie Lia affiancati, in seguito, dai figli Jole ed Enrico; una realtà a conduzione famigliare di grande amore e passione legata alla tradizione, ma sempre rivolta al futuro. Il nome dell’azienda deriva dalla bellissima collina omonima su cui si trova il cru Rizzi, a pochi chilometri dal paese piemontese di Treiso, affascinante gioiello incastonato tra Langhe e Roero, verso Alba. Negli ultimi anni Ernesto ha preferito di gran lunga occuparsi delle vigne in campagna, mentre i figli si sono occupati con zelo dell’azienda. Enrico Dellapiana (tra le altre cose anche enologo di Rizzi), laureato in Storia e in Viticoltura ed Enologia, si occupa a tempo pieno della gestione tecnica dell’attività agricola, (soprattutto della cantina), seguendo in toto la produzione, ma anche del commerciale, della rete vendita italiana ed estera. E’ sua, inoltre, la recente lodevole iniziativa di installare un impianto fotovoltaico che alimenta tutto il processo produttivo. Iole Dellapiana, laureata in Pedagogia e Scienze dell’Educazione, si occupa della gestione contabile e commerciale dell’azienda ed è responsabile dell’accoglienza dei visitatori della cantina. Il loro ingresso ha sviluppato maggiormente il trend di crescita dell’azienda, consolidando il valore aggiunto di una gestione familiare e confermando uno stile produttivo che si riscontra, senza compromessi, nei loro vini. Enrico, dopo averci raccontato la cantina Rizzi, si è agganciato al discorso intrapreso da Fabio Alessandri, sottolineando come il Barolo Acclivi sia effettivamente molto affine ai suoi Barbareschi.
I vini degustati nel corso del seminario, tutti figli di un’annata splendida per i vini di Langa:
Barbaresco Nervo 2015 di Rizzi
Un vino splendido, estremamente elegante, che mi ha molto colpita. Rosso rubino, dall’unghia granato, luminoso, trasparente, di buona consistenza. Ha un naso estremamente fine ed intenso, che mi ha regalato un’esplosione floreale e la sensazione di immergere il viso in un bouquet composto da rose, viole e violette fresche, seguito da ciliege rosse, spezie quasi orientali, chiodo di garofano ed incenso. Palato molto fresco, elegante, dai tannini ben presenti ma fini, dalla perfetta retronasale e con un finale lungo e molto pulito. Un vino raffinato ed affascinante, già godibile ma che darà anche il meglio di sè tra qualche anno.
Barolo Acclivi 2015 di Burlotto
Rosso rubino più scuro, unghia granato, consistente. Naso più profondo e ritroso, in cui emerge presto, assieme all’amarena, la ben presente nota floreale data da una viola ben integra e da un soffio di rosa. Segue la liquerizia, il cacao amaro, l’hummus ed il tabacco scuro. Al palato colpisce per la grande morbidezza e per i tannini setosi, per la bella struttura e per il sorso appagante, lungo ed equilibrato che, nonostante la giovane età, rende il vino già pronto alla beva oltre che, come per ogni Barolo che si rispetti, da serbare in cantina per anni.
Barbaresco Pajorè 2015 di Rizzi
Rosso rubino, unghia granato, luminoso, consistente. Al naso è meno intenso del Nervo, meno immediato, ma comunque, più lentamente, svela la propria complessità: alla rosa matura, alla ciliegia nera ed alla lieve nota di melagrana seguono spezie più scure come la noce moscata ed il chiodo di garofano, poi la liquerizia e la polvere di cacao. Al palato è molto fresco, dal tannino fine, importante, che il tempo deve ancora addomesticare; ben presente una sapidità minerale che lo rende “succoso”. Ottimo vino, ancora giovane, da stappare al meglio di sè tra qualche anno.
Barolo Cannubi 2015 di Burlotto
Rosso rubino più scuro, unghia granato, consistente. Rispetto a tutti i vini degustati, al naso, ancora un pò chiuso, presenta un corredo più scuro, in cui la visciola e la melagrana (davvero in questo Barolo molto presente!), lasciano il passo a grafite, ferro, inchiostro, seguiti da tabacco scuro, noce moscata e un lieve soffio balsamico. Ha un impatto al palato di gran corpo, con buon equiliblio tra grande freschezza, tannini imponenti (fini ma che ancora devono essere addolciti dal tempo) ed un’ottima morbidezza regalata, soprattutto, da un’ottima integrità di frutto. Appagante, lungo, da serbare in cantina parecchi anni per farlo esprimere al meglio.
A questa magnifica degustazione è seguta una cena non da meno, creata appositamente dalla chef Cristina Bowerman ed abbinata, a cura di Alessio Pietrobattista, ad altri vini prodotti da Burlotto e Rizzi:
Antipasti:
– Coppa di testa, nervetti e pizza fritta con sale alle alghe – abbinato allo spumante Alta Langa Pas Dosè 2013 di Rizzi.
– Polpette di ceci su zuppa di sesamo e pomodorini semi secchi – abbinato a Langhe Sauvignon Dives 2017 di Burlotto.
Primi:
– Orzotto cacio e pepe – abbinato al Dolcetto D’Alba 2017 di Burlotto
– Ziti con genovese di cipolle, emmental e fave di cacao – abbinato alla Barbera D’Alba 2017 di Burlotto.
Secondo:
– Quaglia ripiena e patate americane – abbinato al Barbaresco Rizzi di 2015 Rizzi.
Dessert:
– Il bacio di Romeo – abbinato al Moscato D’Asti 2018 di Rizzi
Una serata memorabile!