Di Matteo Gerardi
Nel cuore dei Castelli Romani, in località Valle Marciana, si trova la “giovane” azienda di Gabriele Magno. La sua storia è particolare: la famiglia è radicata sul territorio da secoli: il nonno, Riccardo Magno, era uno dei massimi fornitori di vino nella Capitale nella prima metà del ‘900, dato che poteva contare su numerosi ettari vitati.
La storia
Con gli anni la proprietà si frammenta fra i vari discendenti, e la famiglia Magno decide di conferire le uve alle varie cantine sociali presenti sul territorio. Nel 2015 l’attuale proprietario, Gabriele, decide di provare a realizzare nuovamente vino imbottigliato. Le premesse per un’eccellente riuscita c’erano tutte: suolo vulcanico, microclima ideale, vigne vecchie, passione, tradizione, esperienza familiare.
La riscoperta del Frascati
L’idea di Gabriele era quella di produrre un Frascati che rispecchiasse sinceramente il territorio, un Frascati ‘vecchio stampo’, ma realizzato con le moderne tecnologie. Per dare concretezza al progetto viene coinvolto anche l’agente di commercio Luigi Fragiotta e l’enologo Lorenzo Costantini. Obiettivo ambizioso era anche quello di dimostrare che il Frascati poteva essere un vino longevo, in grado di essere bevuto anche dopo qualche anno dalla sua produzione.
Fin dalla prima annata la bontà dei prodotti è palese, tanto da spingere la società a realizzare una propria cantina, costruita nel 2017.
Oggi l’azienda produce due versioni di Frascati, un superiore e un riserva, oltre ad un Cesanese e a un Cannellino di Frascati.
La maniacale attenzione alla riuscita del prodotto si rispecchia nelle pratiche di vendemmia: parte delle uve viene vendemmiata in leggero anticipo, tra la fine di settembre e i primi di ottobre, per avere quella spinta acida fondamentale in un bianco; la restante parte circa un mese dopo. Dall’unione di tali raccolte nasce poi il Frascati.
Il cru
Nel corso del tempo è stato individuato tra i vigneti un cru, da cui si riesce a ottenere il massimo risultato in termini di qualità e da cui deriva una una versione riserva (con affinamento in bottiglia per circa 8 mesi).
I due Frascati di Gabriele hanno ottenuto le 4 stelle e per il quarto anno la corona d’oro dalla guida Vini Buoni d’Italia e si stanno ritagliando uno spazio importante all’interno della ristorazione locale e non. Una bellissima notizia dell’ultima ora: il Frascati Superiore Docg 2018 ha appena ottenuto 5 grappoli nella prestigiosa Guida Bibenda 2021!
Un nuovo progetto
L’azienda fa parte dell’Associazione Vignaioli In Grottaferrata, nata durante lo scorso lockdown, alla quale partecipano anche altre cinque aziende, che possiedono vigneti di proprietà entro i confini del comune, appunto, di Grottaferrata. Questa iniziativa nasce dalla forte unione di sei ‘storie di vino’ dalle diverse sfumature; sei vignaioli legati dalla passione per un territorio speciale, non solo perchè baciato dal sole, dall’aria pura e profumata, ma anche poichè la sua terra feconda e generosa offre elementi essenziali e preziosi per la viticoltura. L’associazione ha lo scopo di promuovere la conoscenza dell’enologia e dei vini del territorio di Grottaferrata, intesi come espressione di cultura ed elemento essenziale alla proposta turistica del nostro Paese. Si prefigge, inoltre, come obiettivi primari: la promozione di iniziative inerenti all’economia circolare, la valorizzazione della sostenibilità in agricoltura ed il sostegno del settore vitivinicolo, nella delicata gestione dei cambiamenti climatici. Scopo dell’associazione è anche di favorire lo svolgimento di attività con finalità di solidarietà sociale, di beneficenza e nel settore culturale.
Le sei aziende associate: Villa Cavalletti, Emanuele Ranchella, Gabriele Magno, La Torretta Di Riccardo Magno, Capodarco, Castel De Paolis.
Durante la mia visita in azienda ho potuto degustare il Frascati superiore Docg 2018, in compagnia di Gabriele e Luigi.
La degustazione
Frascati Superiore Docg 2018
Nel calice si fa subito notare per il suo colore: un giallo paglierino intenso, dai riflessi dorati. Le sensazioni olfattive molto piacevoli: si spazia dalla frutta a polpa bianca a quella esotica, dalle erbe aromatiche alle note minerali di pietra focaia. Al palato è ricco e corposo, dal calore alcolico (14 gradi) ben bilanciato, con una freschezza importante, molto equilibrato. In fin di bocca emerge una piacevole nota di mandorla, leggermente amaricante. La sensazione dopo averlo bevuto è quella di volerne subito un alto po’. Il massimo, in termini di aromi e apprezzabilità del prodotto lo si ha bevendolo ad una temperatura leggermente superiore a quella consigliata per i bianchi.
Grandi risultati ottenuti in soli cinque anni di produzione, esempio di un recupero attento della tradizione, con le radici ben salde nel passato, ma con uno sguardo proiettato verso il futuro.
Per ulteriori info:
https://www.facebook.com/Gabriele-Magno-vino-534843916895851/