Di Saula Giusto
7 luglio ’22, ore 18, quaranta gradi all’ombra e tasso di umidità eguagliabile a quello percepito presso Saigon, Vietnam. Ma non potevo mancare ad un appuntamento imperdibile come Bere Rosa 2022!
Non solo perché ritrovo sempre, con enorme piacere, tutte le persone che gravitano attorno al meraviglioso mondo del vino. Sia per lavoro o per gaudio, ma sempre con passione.
Non solo perché è un evento organizzato da Cucina & Vini sempre ad arte e sempre in locations magnifiche. Quest’anno, il secondo consecutivo, presso una bellissima villa dotata di parco curato e piscina, Villa Appia Antica.
Il vino in rosa, anno 2022
Non posso mancare perché il vino in rosa mi piace, banalmente, proprio tanto. E perché a Roma ancora non è abbastanza presente nelle carte dei ristoranti!
Una situazione a dir poco obsoleta, direi, in controtendenza rispetto all’andamento di vendite e consumi di rosati in fortissima ascesa, da qualche anno. Nel resto d’Italia e nel mondo tutto. Ma, si sa…noi romani ci facciamo sempre riconoscere, vero?
Si pensi che dal 2002 ad oggi il consumo di vino in rosa mondiale ha ottenuto un incremento di oltre il 23%. Stima accertata dal report “Rosè wine world tracking” (stilato da Provence Wine Council e FranceAgriMer nell’agosto dello scorso anno). Il consumo di questo vino nel 2019 aveva raggiunto quota 23,6 mil. di ettolitri. Un trend ad oggi ancora in ascesa.
“Don’t underestimate me just because I wear pink!”
“Don’t underestimate me just because I wear pink!”, non sottovalutarmi solo perché indosso il rosa! Una citazione che ho letto sul web (frase riportata, a quanto sembra, dal film “La rivincita delle bionde”). Ripetuta da instagrammer e blogger soprattutto statunitensi come mantra al femminile che, al di là della provenienza discutibile, mi è sembrata perfetta.
Perfetta per un vino declinato in rosa che, se fosse dotato di parola, potrebbe rispondere ai suoi detrattori proprio così, specialmente se prodotto in Italia.
Per vari motivi. Perché è una tipologia di vino per antonomasia versatile negli abbinamenti, che oggi ha raggiunto livelli di standard qualitativi davvero molto elevati e ancora in via di miglioramento. Nel nostro paese, inoltre, si esprime in mille e mille sfumature di colore, struttura, profumi, sapori. Perché, molto semplicemente, oggi i rosati italiani sono assolutamente deliziosi.
E allora ecco, a Bere Rosa ’22, gli assaggi di rosati che ancora non conoscevo: le conferme, i must have di questa meravigliosa produzione nostran. Non me ne voglia, davvero, chi non verrà citato, per questioni puramente di tempo e spazio, non necessariamente per preferenza!
Gli assaggi
Le sorprese, innanzitutto, o potrei dire gli “esordienti”. Il primo rosato perché prodotto da un’azienda di nuovo conio e la seconda perché non ne avevo mai assaggiato i prodotti.
Briele 2021 – Planisium – Volturino (FG), Puglia
100 % Nero di Troia. Pressatura soffice dei grappoli interi, illimpidimento del mosto fiore per
decantazione naturale, lunga fermentazione in inox a bassa temperatura. Matura per 3 mesi sulle fecce fini.
Planisium è stata creata da una giovane coppia di imprenditori. Che hanno deciso, pochi anni fa, di investire in un progetto ambizioso e di qualità nel proprio territorio. Siamo in quella che io chiamo l’”altra Puglia”, quella zona della regione che si trova più a nord rispetto ai noti Salento e Manduria. Una terra antica ed importante, meno nota e meno battuta dal turismo di massa. La Daunia, un territorio della provincia di Foggia aspro e strategico fin dai tempi degli antichi romani. Un crocevia fra le vie consolari Appia, Traiana e Adriatica.
Il vigneto dell’azienda sorge a ben 700 metri s.l.m. di media, al confine con la Campania ed a ridosso del Monti Dauni. Lì dove i terreni sono caratterizzati dall’elevata presenza di calcare e dalla buona capacità drenante. Il clima è molto ventilato e caratterizzato da maggiori escursioni termiche, rispetto alle zone più meridionali della regione.
La tenuta trae il proprio nome evocativo “Planisium” da uno scavo archeologico che portò alla luce i resti di una villa romana. Un nome che ho trovato molto affascinante.
Tutto il progetto agronomico ed enologico è stato creato grazie alla collaborazione ed al supporto prezioso del prof. Marco Esti, docente di enologia della Università della Tuscia di Viterbo. A lui si affianca l’enologo Alessandro Leoni.
Ho un debole per i rosati prodotti da vinificazione in bianco del Nero di Troia. Questo “Principe di Puglia” a bacca rossa, capace di regalare vini profumati e dalla beva elegante.
Rosa cipria, brillante. Al naso intenso, dotato di sfumature interessanti di ribes rosso e nero e mora poco maturi, ginepro, lieve brezza di mare. Al palato la beva è decisamente fresca, sapida, molto piacevole e di ottima rispondenza. Lascia una bocca pulita e buona che sa di mora acerba. La struttura è contenuta, forse per la gioventù dei vigneti. Ma aspetto con piacere di assaggiare le prossime annate, certa della grande potenzialità che già dimostra questo millesimo!
Spumante Brut Rosè Semi Croma – Cantine Mossi – Ziano Piacentino (Pc), Emilia-Romagna.
Vitigni: 70% Malvasia Rosa, 30% Chardonnay. Metodo Martinotti.
La storia di quest’antica cantina risale al lontano 1558 quando Francesco Mossi, inizia a produrre vino in aggiunta al grano. Dopo di lui 14 generazioni di vignaioli hanno reso celebre il nome della cantina. Fino al 2014 quando Luigi Mossi passa il testimone a Marco Profumo e a Silvia Mandini, presente al banco d’assaggio dell’evento. Allora i due titolari erano giovani sposi che prima si occupavano di tutt’altro. Ma che avevano deciso cambiare vita, incantati dal territorio vocato e bellissimo della Val Tidone. Hanno studiato e si sono preparati molto, assorbendo il più possibile di quella sapienza antica trasmessa da Luigi. Saggezza che solo l’esperienza di padre in figlio può donare. E dedicano la gran parte delle loro energie nella valorizzazione degli autoctoni di zona, perpetrando l’opera dei Mossi. In particolare la preservazione e produzione della rarissima Malvasia Rosa, frutto di una mutazione gemmaria spontanea della Malvasia di Candia Aromatica. Tanto che oggi sono una delle tre uniche aziende al mondo che la produce.
Questo spumante color buccia di cipolla, cristallino, esprime tutta la particolarità di questo vitigno. Regala un’ottima intensità olfattiva che racconta una storia di roselline rosa, albicocca acerba, melograno, rosa canina. Un naso davvero interessante. Al palato la bolla è fine e la beva è molto piacevole. Fresco, sapido, persistente, che lascia a lungo i sentori già percepiti, con un’ottima rispondenza. Molto buono e particolare.
Ora gli evergreen, o must have o le conferme…definizioni tutte calzanti.
Di certo di tanti ho già scritto o pubblicato. Ma mi fa tanto piacere “ribadire il concetto” per le nuove annate, perché se lo meritano anche quest’anno!
Cesanese di Affile Doc Cybelle 2021 – Vini Raimondo – Affile (RM) – Lazio
Un rosato sempre brillante, elegante, floreale, molto fresco e longevo, 100% da Cesanese di Affile vinificato in bianco, che non tradisce mai le aspettative. La titolare Eleonora Perez conferma, annata dopo annata la sua grande capacità di esprimere con i suoi vini un territorio molto aspro ed impervio. Sito ad oltre 500 mt, circondato da boschi, popolato da volpi e altra fauna di zona, in cui il Cesanese viene valorizzato al meglio. Un grande rosato laziale che annovero sempre tra i migliori non solo della regione.
Cerasuolo d’Abruzzo Doc Baldovino 2021 – Tenuta i Fauri – Chieti (CH) – Abruzzo
Un’azienda di cui apprezzo tanto il lavoro svolto sugli autoctoni di zona. Su Montepulciano e Pecorino in primis, raggiungendo alti standard qualitativi ed ottiene tanti riconoscimenti, pur mantenendo una beva sempre estremamente piacevole. Tutto grazie all’impegno della famiglia Di Camillo, che negli eventi e fiere ha il volto di Valentina. L’ottima comunicatrice, sempre pronta a raccontare con un sorriso i suoi vini. E questo Cerasuolo è un po’ il suo prediletto, forse perché un po’ le somiglia. Profumato, fruttato, fresco, dalla beva che dona gioia ed induce a berne ancora. Ma anche dotato anche del carattere “tosto” degli abruzzesi, che gli consente di creare un perfetto abbinamento con i saporiti arrosticini.
Le Donne in Vigna – Tuscia – Lazio:
Pian di Stelle 2020 e Ramatico 2019 di Antonella Pacchiarotti (Grotte di Castro, VT). Anthaia 2020 di Terre di Marfisa (Farnese,VT). Spumante Metodo Classico Ala Rosa di Vigne del Patrimonio (Ischia di Castro, VT).
Un’associazione di donne imprenditrici del vino nata per fare rete d’impresa e per valorizzare un territorio d’eccellenza. Per creare quell’effetto “volano” di crescita, che solo una comunione di intenti può garantire. Una sinergia assolutamente rara nel territorio, che premia e va premiata, specie se realizzata da un gruppo di donne, concedetemelo!
E i loro vini esprimono perfettamente tale crescita: ogni anno guadagnano con un passo qualitativo in più, nonostante le difficoltà che le annate comportano.
I rosati di Antonella, la “signora dell’Aleatico”, sono dotati di carattere e personalità a gogò. Una vignaiola vera, che ne fa di tutti i colori con questo vitigno a bacca rossa aromatico. Nel senso che lo vinifica e produce in tante versioni, anche in rosa. Il Pian di Stelle in modo meno impegnativo. Il Ramatico con maggiore preponderanza, ma entrambi sono vini che non si dimenticano, speziati e profumati di rosa come pochi.
Antheia, prodotto nella bellissima tenuta Terre di Marfisa condotta dalla famiglia Clarici, è un rosato da Sangiovese e Syrah delizioso. Fine ed aggraziato, fruttato e floreale in fusione. Un rosato che in questo millesimo ha guadagnato un punto in più in sapidità e struttura, rispetto a quello passato. Sorprendendomi nuovamente.
Ala Rosa è un emblema, insieme agli altri grandi spumanti prodotti dall’azienda Vigne del Patrimonio, dell’ottima qualità che il metodo classico può esprimere nel Lazio. Finezza della bolla, potenza ed eleganza ne sono le principali caratteristiche, enfatizzate da una mineralità sempre estremamente presente, dono prezioso del territorio unico della Tuscia.
Marilina 2021 – Cantine Spelonga – Stornara (FG) – Puglia
Ho riassaggiato con molto piacere questo rosato elegante e molto premiato da Nero di Troia. Cavallo di battaglia di questa cantina sita nel cuore della Daunia o Capitanata, come veniva chiamato questo territorio fino agli anni ’30. Un vino talmente importante per l’azienda, da aver preso il nome dalla sua titolare Marilina Nappi, che non delude le aspettative. Perfetta espressione di questo vitigno pugliese straordinario, è molto floreale e regala anche tanta frutta ancora croccante. In bocca è fresco, dotato di grande sapidità, lungo e rispondente. Un rosato sempre molto appagante.
Clò de Girofle 2021 – Garofano – Copertino (Le) – Puglia
Nella mia lista di assaggi non poteva mancare un rosato da Negroamaro, l’uva a bacca nera più coltivata in Puglia. Austera, potente e speziata, capace di regalare, se ben gestito, alcune tra le migliori espressioni di vino rosato al mondo.
Un privilegio poter assaggiare un grande rosato prodotto con questa uva dall’azienda creata da Severino Garofano. L’enologo e viticoltore che ha fatto superare al Negroamaro l’obsoleto stereotipo di prodotto da taglio, rilanciandolo come grande vino.
Oggi l’azienda è condotta dai figli Stefano e Renata, che hanno proseguito egregiamente l’opera del padre, continuando a produrre vini iconici e molto premiati.
Questo Clò de Girofle è il nuovo rosato della cantina, che esprime grandi ambizioni già dal nome. Clo’ come “Clou” in francese (chiodo di garofano), nome della famiglia ma anche spezia che in parte si esprime nei sentori dei loro rosati. Ma anche come “Clos”, ovvero selezione di uve pregiate con cui viene prodotto. Un rosato di grande fascino, dal naso di melograno, mora acerba, fiori di pesco, iodio, erbe mediterranee. In bocca si propone elegante e potente, fresco e suadente al tempo stesso, dal finale molto lungo. Un vino più strutturato, perfetto per chiudere questa affascinante carrellata di meraviglie in rosa.