IL ROMA DOC DOCET

Una serie di riflessioni sullo stato della produzione di una Doc del Lazio relativamente giovane, ma sempre più rappresentativa della viticoltura della regione
IL ROMA DOC
Di Saula Giusto
Una serie di riflessioni sullo stato della produzione di una Doc del Lazio relativamente giovane, ma sempre più rappresentativa della viticoltura della regione.

Il 5 giugno scorso il Consorzio Tutela Vini Roma DOC ha organizzato, presso lo scenografico Rooftop del Rome Marriot Grand Hotel Flora, una giornata di Walk Around Tasting riservato agli operatori, con lo scopo di far approfondire le etichette della denominazione.

Un evento che si colloca perfettamente nella strada intrapresa, sin dall’origine, dai produttori della denominazione e dal Consorzio, volta a guadagnare una fetta di mercato sempre maggiore, ma anche a creare una nuova immagine di qualità, in Italia e nel resto del mondo.

L’aver realizzato un tale evento presso la terrazza sita al settimo piano di uno degli alberghi più lussuosi di via Veneto, che regala un ambiente luminoso, raffinato, con uno dei panorami sulla città eterna più belli del mondo, ha evidenziato la chiara intenzione di voler sempre di più presentare i vini Roma Doc come degni degli ambienti e delle occasioni più eleganti.

LA DENOMINAZIONE ROMA DOC

Per chi ancora non la conoscesse, la Denominazione Roma Doc è entrata in vigore nel 2011, grazie all’iniziale impegno di circa una decina di aziende, distribuite inizialmente su 175 ettari vitati.

In 12 anni l’adesione di altri produttori è cresciuta in modo esponenziale, ha portato alla creazione del consorzio nel 2018 ed oggi annovera 47 cantine. Anche la superfice vitata è aumentata ad oltre 300 ettari per una produzione giunta, nel 2022 al traguardo produttivo di circa 1,9 milioni di bottiglie annue. Un dato in ulteriore crescita nel 2023.

Una denominazione di ampia estensione, collocata attorno alla Capitale, nella parte centrale del Lazio, che comprende i territori litoranei, la Sabina romana, i Colli Albani, i Colli Prenestini e parte della campagna romana, in provincia di Roma.

È corretto ricordare che, quando fu creata la Doc, i detrattori del tempo parlarono di mero espediente di marketing, finalizzato a vendere più vino sfruttando il marchio “Roma” in etichetta. E sicuramente una parte di verità in tale argomentazione è presente.

Ma la produzione dei vini Doc Roma racconta anche la storia antica della viticoltura del Lazio, nata prima della stessa nascita della città, e ci induce al ricordo dei i vini pregiati del passato di questo territorio, celebrati da antichi poeti e scrittori.

Soprattutto, si pone l’obiettivo di valorizzare e rendere nota anche al mercato l’oggettiva estrema vocazione di questo areale, che presenta suoli vulcanici stratificati ed argille tufacee, attraversati da salubri brezze marine, laghi, in cui sono presenti microclimi perfetti per una viticoltura di grande qualità.

LE ATTIVITA’ DEL CONSORZIO

Proprio al fine di diffondere maggiormente la conoscenza della grande qualità dei vini Roma Doc, Il consorzio negli ultimi anni ha incrementato la propria politica di promozione, comunicazione e presenza in eventi fieristici e culturali, non solo in Italia.

Ma la Capitale rimane il mercato di riferimento più importante per il Roma Doc. O meglio, quello che ambirebbe maggiormente conquistare, data una situazione in parte perdurante di sistema Horeca ancora carente, nell’offerta, di vini non solo Roma Doc ma del Lazio tutto.

Il Walk Around Tasting del 5 giugno ha segnato un passo in più proprio in tale direzione.

LA CRITICITA’ DEL MERCATO LOCALE

Di fatto la qualità dei vini di questo territorio purtroppo, bisogna dirlo, stenta ad essere affermata principalmente proprio nel territorio in cui è radicata: i vini Roma Doc, come quelli del resto del Lazio, sono ancora troppo poco presenti nelle carte dei vini della ristorazione e nelle cantine delle enoteche romane. È un dato di fatto.

Un handicap inconcepibile per la produzione che risulta essere, ne sono convinta, un autogol anche per gli stessi esercizi commerciali. I quali non comprendono la potenzialità di domanda di prodotti locali da parte, anche e soprattutto, dei tanti clienti stranieri che post Covid invadono la Capitale, ormai 365 giorni l’anno.

Altra mancanza che va evidenziata nella proposta dei ristoranti romani? L’assenza di una carta e/o selezione di vini locali proposta a parte, prima di ulteriori etichette!

Una pratica presente ovunque. nel resto d’Italia e del mondo.

LA MISSION DELL’EVENTO

L’evento è stato concepito proprio per creare un contatto importante tra i produttori di Roma Doc e l’Horeca capitolina, con il supporto della stampa specializzata, delle istituzioni e delle associazioni di settore.

Il tutto pensato in una cornice di grande impatto ed eleganza, che non guasta assolutamente, se si vuole scardinare dall’immaginario collettivo l’immagine della denominazione di vino rustico e di scarsa qualità, ancora imperante nell’immaginario collettivo.

Presenti i produttori di oltre trenta aziende, che hanno anche presentato in degustazione alcune annate di Roma Doc appena imbottigliate.

UN TREND QUALITATIVO IN CRESCITA

Gli assaggi ai banchi hanno confermato, una volta ancora, ciò che ormai dovrebbe essere ritenuto ovvio e che non dovrebbe più creare un “effetto sorpresa” nei degustatori: i vini del Lazio, inclusi quelli della Roma Doc, sono molto buoni, capaci di esprimere il proprio territorio e degni di soddisfare anche i palati più esigenti.

UN TERRITORIO UNICO

Una produzione, quella laziale, di cui non bisogna mai stancarsi di ribadire la grande vocazione. Incastonato tra il Mar Tirreno e gli Appennini dell’Italia centrale, ricco di antichi crateri di origine vulcanica, il Lazio è una delle regioni italiane più vocate per la viticoltura. I suoi terreni, estremamente stratificati in alcuni areali vulcanici, unici nel loro genere, sono ricchi di sostanze minerali. Il clima mediterraneo, la costante ventilazione proveniente dal mare, le escursioni termiche, notevoli soprattutto al suo interno, creano un ambiente ideale per la corretta maturazione delle uve. La presenza di ricca flora, zone boschive, fiumi e laghi fa il resto.

Il valore aggiunto di queste terre, inoltre, è determinato dall’antichità della coltura e cultura del vino: qui la viticoltura è radicata fin dall’età del ferro, perfino prima della presenza di Etruschi e Romani.

Il territorio compreso della denominazione Roma Doc, in particolare, è una zona a dir poco perfetta per la produzione di vino di qualità ed anche per questo, unitamente ad un passato vitivinicolo aulico, valorizzato dalla storia antica della Capitale, vi si concentra un gran numero di denominazioni. Questo anche grazie alla presenza, qui maggiormente diffusa, di terreni di origine vulcanica, figli del più grande vulcano d’Europa che, da 600.000 a 20.000 anni fa diffuse per un diametro di circa 100 km materiale lavico prezioso per la vite, ricco di minerali, capace di regalare vini eleganti, di grande mineralità e sapidità.

IL NUOVO VOLTO DELLA PRODUZIONE

Riguardo ai produttori di Roma Doc, è interessante notare l’aumento di presenza di aziende “nuove” accanto alle storiche del territorio, che spesso hanno anche il volto di giovani produttori, poco più che trentenni. Il virgolettato è d’uopo, per precisare che, di frequente, si tratta di aziende non propriamente nuove, ma che piuttosto raccontano storie di viticoltura antica, tramandata di padre/madre in figlia/figlio (perché anche la presenza femminile, nella conduzione delle cantine laziali in generale, è in costante aumento), precedentemente coltivatrici di uve conferite a cooperative o a grandi realtà. Aziende che solo di recente, perlopiù negli ultimi dieci anni, hanno deciso di produrre anche vino in bottiglia con etichette proprie, compiendo un salto di qualità notevole, che deve essere riconosciuto.

GLI ASSAGGI

Gli assaggi sono stati molteplici, impossibile descriverli tutti.

SCHIAVELLA

Sita nel territorio di Genazzano, vanta una storia viticoltura di famiglia di oltre un secolo e sorge su uno stretto sperone di tufo vulcanico, tra le provincie di Roma e di Frosinone, nel cuore dei Monti Prenestini. Due Roma Doc Bianco che valorizzano in purezza il vitigno a bacca bianca principe della denominazione, la Malvasia Puntinata: Palatio ‘21, la versione barricata, muscolare e potente; la neonata Domus Vitae Romana ’22, una versione più snella, versatile, fresca e profumata.

PARVUS AGER

L’azienda di 54 ettari sorge a Marino, nel cuore del Parco dell’Appia Antica, terra già vitata in epoca romana, sede di ville agricole di senatori e consoli. Oggi coltivata nel rispetto della vocazione del territorio, con uno sguardo all’innovazione. Il Roma Doc Bianco ‘22 (Malvasia Puntinata e Trebbiano Verde), punta tutto sulla sapidità, firma del territorio, sul buon equilibrio e la prontezza di beva. Il Roma Doc Rosato ’22 (Montepulciano e Syrah vinificati in bianco) fresco, piacevole, ma imbottigliato troppo di recente ed ancora alla ricerca di equilibrio.

TENUTA TRE CANCELLI

Cerveteri, terra di Etruschi e di suoli che abbondano di tufi. L’azienda sorge in prossimità della costa tirrenica,  in un clima ideale e mite, su terreni ricchi di potassio e fosforo. Il Roma Doc Rosso 753 (50% Montepulciano, 35%, Sangiovese, 15% Cabernet; solo acciaio) mi ha colpita per l’eleganza, la freschezza, i tannini setosi, nonostante lieve invadenza del Cabernet, in minoranza nel blend, ma che comunque s’impone. Un ottimo vino, armonico, il cui nome stimola un ripasso storico importante: il 753 a.C. viene annoverato come l’anno di nascita di Roma.

CANTINA EMANUELE RANCHELLA
CANTINA EMANUELE RANCHELLA

La famiglia Ranchella coltiva vite e ulivo sin dal lontano 1857 a Grottaferrata, nel cuore del grande vulcano laziale, in una terra ricca di molteplici preziose stratificazioni minerali. Il Roma Doc Bianco Classico Ad Decimum 2021 (60% Malvasia Puntinata, 20% Trebbiano Giallo, 20% Trebbiano Verde), offre un connubio perfetto di eleganza, persistente mineralità, potenza. Il Roma Doc Rosso Rubens 2021 (80% Montepulciano, 20% Cesanese di Affile; 2 mesi di affinamento in botte grande), si presenta all’assaggio sontuoso, vellutato ed intenso. Entrambi dalla grande prospettiva di longevità.

SOLIS TERRAE

I vigneti si trovano a Nord di Fiumicino, tra Cerveteri e Ceri, al centro di un territorio vulcanico anticamente abitato dagli Etruschi, sito tra la costa tirrenica ed il lago di Bracciano. Il Doc Roma Bellone 2021 colpisce per la finezza, le intense note floreali e di erbe aromatiche mediterranee e la beva agile e sapida, molto lunga.

TENUTA IACOANGELI

Azienda tra le fondatrici della Doc Roma, alla quarta e quinta generazione di viticoltori, che coltivano le proprie viti in un terreno vulcanico di 6 ettari a Genzano, nel Parco dei Castelli Romani. Il Roma Doc Malvasia Puntinata 2021 regala tipiche, intense ed ampie note floreali e fruttate, una beva di struttura, potente, sapida, lunga.

CIFERO

35 ettari di proprietà, adagiati su dolci colline tufacee site tra Colonna e Zagarolo, esposte costantemente al sole e ben ventilate. Oggi l’azienda è gestita dai nipoti di quel nonno Cìfero (in gergo “diavoletto”) che, audace e caparbio, nel dopoguerra iniziò in famiglia a coltivare la terra. Il Roma Doc Malvasia Puntinata 2022 propone un’espressione fresca e molto giovane del vitigno, dalle note di fiorellini bianchi intense e dalla beva agile e croccante. Da riassaggiare tra qualche mese.

EREDI DEI PAPI

Dai vigneti storici ereditati a Montecompatri dal nonno, nasce la passione per il vino e l’ambizione di dare voce alle potenzialità del territorio dei giovani fratelli Chiara e Lorenzo Iacoponi. La produzione, biologica, dalle basse rese, è mirata alla qualità e guidata dal mantra “il vino si fa in vigna”. Il Roma Doc Malvasia Puntinata Albagia 2021 colpisce per equilibrio ed armonia, regalando una perfetta alchimia tra intensità olfattiva e beva appagante, molto lunga.

TERRE DEL VEIO

Nata oltre 50 anni fa a due passi dall’antica etrusca Veio; ora sita dentro i confini a nord del comune di Roma, nel Parco di Veio, su un terreno collinare di origine vulcanica la cui matrice prevalente è il tufo. Il Roma Doc Bianco Classico Cremera 2022 (100% Malvasia Puntinata) si distingue per grazia e finezza: percezioni olfattive fini ed intense di susina acerba e gelsomino fresco, una beva croccante ed alcol contenuto, la lunghezza del finale.

CANTINA AMENA

Campoleone di Lanuvio, 18 ettari di proprietà siti a pochi km dal Tirreno, su suoli vulcanici, ricchi di minerali, battuti dalle brezze tirreniche, protetti dai colli dei Castelli Romani e dai Monti Lepini. Il Roma Doc Rosso 2021 (50% Montepulciano; 50% Cesanese di Affile; affinamento in acciaio e bottiglia) regala tanta frutta di sottobosco fresca, grafite, liquirizia e una beva fresca, sapida e lunga, appagante.