IL NEBBIOLO DELLE ALPI DI CANTINA LA PERLA DI MARCO TRIACCA

CANTINA LA PERLA DI MARCO TRIACCA
CANTINA LA PERLA DI MARCO TRIACCA
Di Mariella De Francesco

Un’interpretazione tra rispetto della tradizione e agilità contemporanea.

È una storia generazionale quella dell’azienda La Perla di Marco Triacca; di passaggi di
testimone da padre in figlio, di entusiasmi e competenze trasmessi giorno per giorno, finché la
nuova generazione è pronta per partire sulle proprie gambe e con le proprie idee.

Arrivo a destinazione dopo che il navigatore si è divertito a mandarmi in cima al monte, in uno dei tratti più erti della strada del vino di Valtellina. Paesaggi bellissimi, certamente, ma la mezzora di deviazione me la sarei volentieri risparmiata! In realtà a La Perla si arriva molto facilmente partendo da Sondrio, basta restare sulla statale dello Stelvio e svoltare a sinistra poco dopo San Giacomo di Teglio, peccato che a me sia sfuggito il cartello con l’indicazione per la cantina e che mi sia fidata del perfido Google Maps.

La giornata è di pieno sole (e caldissima) e la luce che illumina i terrazzamenti coi muretti a secco e le poche case tra le vigne crea un quadro naturale bellissimo. Siamo nella sottozona Valgella, nella parte orientale della denominazione, non lontani dal confine con la Svizzera. La struttura della cantina e della casa padronale è incastonata a mezza costa tra i vigneti che si arrampicano fino in cima, con la facciata rivestita dalla pietra grigia locale, naturalmente la stessa dei celebri muretti, e i profili delle finestre intonacati di bianco, secondo la tradizione delle case rurali di queste montagne.

Domenico Triacca

Domenico Triacca

Mi accoglie davanti ai filari il padre di Marco, Domenico Triacca; il figlio mi ha avvertito che in questi giorni di pieno agosto, lui partito per le meritate seppur brevi vacanze, avrei trovato il papà a fare gli onori di casa.

Incontrare il signor Domenico significa incontrare un pezzo importante di storia vitivinicola valtellinese: dietro l’aspetto e i modi impeccabili del gentiluomo di campagna si celano una tenacia e una determinazione non comuni, qualità che nel corso della sua lunghissima esperienza (quarant’anni di carriera anche in Toscana, tra Chianti Classico e Montepulciano) hanno caratterizzato l’approccio alla coltivazione delle sue uve.

LA STORIA DELL’AZIENDA

Appartenente ad una storica famiglia di vinattieri locali, fu il nonno di Domenico ad acquistare il primo vigneto nel 1897. E lui, quando cinque decadi fa eredita la sua parte di terre, mette in pratica la sua idea di evoluzione: decide di cambiare la disposizione delle piante, passando dal tradizionale rittochino al girapoggio, allo scopo di rendere più razionale e meno gravoso l’eroico lavoro in vigna che caratterizza questa preziosa zona vinicola; con questo sistema si riesce a far lavorare le persone in piano e a creare lo spazio necessario al passaggio di un piccolo trattore.

Altra novità da lui introdotta, il particolare sistema ideato per le spalliere: un arco in ferro, una sorta di chiave di violino, che crea una pergola esposta perfettamente all’irraggiamento solare.

Una storia connotata dalla forte personalità di Domenico quindi, ma i vini che sto per assaggiare sono oggi in tutto e per tutto creature di Marco. Facendo tesoro dell’esperienza familiare e forte dei propri sogni e di un curriculum di studi enologici di grande prestigio e solidità, Marco decide nel 2009 di concretizzare qui il suo progetto vitivinicolo, che prende il nome di La Perla.

L’AZIENDA

Fin dall’inizio niente diserbo e, grazie alla razionalizzazione del vigneto, sfalcio a macchina e trattamenti col trattorino. L’azienda è rimasta a misura familiare, un vigneto di tre ettari e mezzo di Nebbiolo e mezzo di Pignola valtellinese, situato intorno ai 400 metri di altitudine ed una produzione di circa 20.000 bottiglie.

Un discorso a parte merita la meno conosciuta Pignola, un vitigno autoctono imparentato col Nebbiolo, più resistente e rustico di quest’ultimo ed ammesso dal disciplinare come integrazione. Non adatto alla vinificazione in purezza in rosso per via appunto della rusticità e della scarsa attitudine all’invecchiamento (era il vino che facevano i contadini per sé), l’intuizione è stata di vinificarlo in bianco come metodo classico millesimato e in questa versione a La Perla sono gli unici a produrlo. Del resto, le elevate escursioni termiche e l’ottimale ventilazione dei vigneti di questo areale erano le premesse giuste per la riuscita di questa insolita bollicina valtellinese, uscita per la prima volta nel 2012.

La Degustazione

LA DEGUSTAZIONE

La Perla Alpi Retiche IGT 2020

Vinificato in acciaio in iperossidazione, fa una permanenza sui lieviti di due anni, solo 4000 le bottiglie sul mercato. Aromi in apertura fruttati, con scorza di agrumi rossi, emerge poi una lieve crosta di pane ed un bel bouquet fiorito. La bolla fitta e decisa, la struttura e la persistenza lo candidano a ideale compagno di carattere per il pasto, per me davvero una scoperta!

E dopo questa sorpresa effervescente, le tre declinazioni di Nebbiolo, tutte vinificate in purezza e in acciaio, secondo la filosofia di Marco.

La Mossa Valtellina Superiore vendemmia 2017

Millesimo in cui ancora si vendemmiava ad ottobre. Dopo la fermentazione, passaggio in botte grande con sosta di tre anni, uno in più di quanto prescritto dal disciplinare. Profumi discreti di frutti rossi e spezie delicate, sorso di acidità rocciosa e sapida, tannini ben integrati in un corpo snello e vibrante, un insieme decisamente armonico. Definirlo vino base è senza alcun dubbio riduttivo.

Valtellina Superiore Riserva Elisa 2016

L’evoluzione in vigna e in cantina è rappresentata dal Valtellina Superiore Riserva Elisa, annata 2016: una parte dei grappoli viene lasciata appassire in vigna per 15/20 giorni e vendemmiata nel periodo di Ognissanti, quando le escursioni termiche si accentuano, favorendo l’espressione dei profumi. Anche in questo caso, con quattro anni di affinamento in botte grande, si supera di un anno i dettami della docg. Gli aromi hanno la stessa matrice del precedente ma si fanno più intensi e profondi, senza che il legno diventi invadente; al palato una decisa acidità, accompagnata da una struttura più piena e rotonda. Grande piacevolezza e beva che resta agile.

Quattro Soli Sforzato 2017

Il Quattro Soli Sforzato del 2017 chiude questa piacevolissima serie di assaggi. Uscito in solo 1500 bottiglie, non tutti gli anni viene prodotto. Come lo scorso anno, quando la peronospora e il meteo avverso hanno causato una perdita del 40% delle uve. Il leitmotiv di un anno in più di riposo si ritrova ancora, con maturazione in botte grande per quattro anni dopo un appassimento nel fruttaio di circa due mesi e mezzo. Un naso suadente di frutti cotti e di sottobosco accompagna una beva sorprendentemente elegante, una versione più contemporanea di questa celebre espressione del Nebbiolo valtellinese, che non avevo ancora avuto occasione di assaggiare in una declinazione così snella.

Quattro Soli Sforzato 2017

Nitidezza di aromi, mai roboanti, pulizia e grande valorizzazione del vitigno: queste le doti che si ritrovano nei vini di La Perla, caratteristiche che permettono di esprimere le peculiarità del territorio e lo traducono in un’esperienza gusto-olfattiva di grazia prolungata.

Alla prossima allora, visto che la strada giusta l’ho ben memorizzata ormai…Google Maps non ti temo!

INFO

La Perla di Marco Triacca
Indirizzo: Via Valgella, 29/b, 23036 Tresenda di Teglio SO
Telefono: 346 287 8894

Web site: https://vini-laperla.com/it/

Mail to: info@vini-laperla.com

Mariella De Francesco
Ex astemia pentitissima, folgorata sulla via del Riesling, decido che è il caso di recuperare e prendo il diploma di sommelier. Mi scopro bianchista convinta oltre che, cosa assai poco originale, innamorata pazza dello champagne. Ogni viaggio che faccio, se ci sono vigne, prevede almeno un paio di cantine da visitare, La laurea in Lettere non mi è mai servita per lavorare, però mi ha accompagnata nelle passioni che avevo già prima di scoprire il vino, come il cinema e l’arte. Fiorentina di nascita e di spirito, ho vissuto a Londra, in Svizzera, a Milano e di nuovo in Svizzera, per cui chiacchiero serenamente in inglese, francese e tedesco e mi arrangio con lo spagnolo (il milanese lo capisco ma non lo parlo…). Roma è da sempre una città del cuore e da quando sono arrivata non smetto di stupirmi per la qualità pazzesca dei vini laziali, bianchi in primis.