
Di Saula Giusto
Come diceva il grande enologo Giacomo Tachis, “Il Sangiovese sta all’Italia come il Cabernet sta alla Francia”. Affermazione applicabile all’ennesima potenza alla Toscana, in cui il nobile vitigno è presente più o meno nelle produzioni vinicole dell’intera regione.
Questo vitigno autoctono è un principe tra i principi e un re tra i re, assieme a Nebbiolo, Aglianico, Nerello Cappuccio, e tra questi non teme confronti.
In particolare, in Toscana rivela la sua natura di ‘mutaforma’, per dirlo alla Harry Potter, grazie alla sua peculiare e camaleontica capacità di saper esprimere le proprie caratteristiche varietali attraverso molteplici sfaccettature, in base al luogo ed al terroir in cui viene coltivato.
Qualche settimana fa, l’invito da parte dell’irresistibile Federica Schir ad una verticale di un Sangiovese toscano della Maremma, il Morellino di Scansano dell’Azienda Provveditore, è stata una nuova occasione per esperire uno dei mille volti di quest’uva unica. Anche perché, mea culpa, non avevo mai assaggiato i vini di questa cantina.
Devo essere sincera nel confessare che il Morellino non è il Sangiovese che prediligo.

Il Morellino di Scansano Docg
Un vino figlio di un territorio che gode di un clima mediterraneo mite e mediamente secco, collocato a pochi passi dal mare, su colline ventilate, ricche di sedimenti marini. Prodotto con uva Sangiovese (minimo 85%), con la quale possono concorrere, per il restante 15%, una moltitudine copiosa di vitigni a bacca nera non aromatici, raccomandati ed autorizzati dal disciplinare, tra cui Alicante, Ciliegiolo, Colorino, Malvasia Nera, Canaiolo, Montepulciano, Merlot, Syrah, Cabernet (Franc e Sauvignon).
Parlando in modo assolutamente generico e banale, si può identificare il Morellino come un vino più immediato e versatile rispetto agli “altisonanti” Brunello, Nobile e Chianti Classico. Più sapido, morbido e caldo, che fresco; dalla beva più facile e meno impegnativa, che elegante e strutturato.
Caratteristiche che danno un senso al nome “Morellino”, che deriva da quello storico dei robusti cavalli da traino delle carrozze locali, i cosiddetti Morelli, dotati di un manto scuro, con sfumature rossastre. Animali robusti e resistenti alle fatiche, più che snelli e scattanti.
Caratteristiche che lo rendono, di norma, meno di mio gusto (del tutto personale), visto che prediligo i vini dal graffio acido ben presente, fini e “dritti”, come dicono i francesi.
Di norma, perché i Morellino di Provveditore, mi hanno, invece, piacevolmente sorpresa e l’invito al press lunch presso “Ai Bozzi”, a Trastevere, si è rivelato una buona occasione per cambiare, almeno in parte, opinione su questo vino.
Ad accoglierci, oltre a Federica, gli occhi chiari e sorridenti di Cristina Bargagli, la titolare di Provveditore, una giovane signora molto diretta ed energica.



L’azienda
Provveditore si estende per 40 ettari (di cui 30 vitati) nel sud ovest della Toscana, a due passi da Scansano, nel cuore della Maremma e della denominazione, su colline ben ventilate, incorniciate dalla vista del Monte Amiata e della Costa dell’Argentario. Si trova nell’antica “Contrada dei Salaioli” (nome derivato dalla collocazione sull’antica via del sale), storicamente considerata tra le più vocate del territorio.
L’azienda si identifica con la famiglia Bargagli, oggi ormai giunta alla IV generazione di conduzione, ed incarna una delle realtà storiche più significative della produzione di Morellino di Scansano. Nei primi anni ‘70, infatti, Alessandro decide di vendere questo vino non solo sfuso, ma anche imbottigliato, scelta avveniristica per l’epoca.
Un iniziale “cambio di passo” nell’evoluzione qualitativa della tipologia, che altri colleghi di zona hanno seguito e in cui hanno creduto. Fino ad ottenere nel ‘78 l’assegnazione della Doc, a creare la fondazione di un consorzio nel 1992, di cui Alessandro Bargagli è stato presidente, ad ottenere anche la Docg dall’annata 2007 e, risultato non meno importante, riuscendo ad ottenere un incremento della produzione da 300.000 a circa 10.000.000 di bottiglie.
Cristina, la IV generazione di Bargagli
Oggi le redini aziendali sono arrivate nelle salde e dinamiche mani di Cristina Bargagli, che in modo molto diretto e con molto entusiasmo, come spesso un animo femminile è capace di fare, non ha solo espresso le giuste lodi di una tipologia di vino in grande ascesa, nelle grazie dei consumatori negli ultimi anni. Non ha infatti nascosto anche tutte le difficoltà e i limiti di questa denominazione e della sua terra.
Il Morellino di Scansano, se da un lato piace sempre di più, proprio per la sua maggiore prontezza di beva, per il frutto netto, per la sua morbidezza e per i suoi prezzi ben più contenuti, a confronto degli altri grandi rossi toscani, paga difficoltà produttive oggettive, che Cristina ha, con onestà, dichiarato.

La Maremma
Non si dimentichi che la zona di produzione è un territorio fatto di suoli duri, dove spesso sassi si mescolano all’argilla, i vigneti rubano spazio a marruche, ginestre, pascoli. Campi in tante zone sottratti alle paludi, grazie alla bonifica operata nella metà dell’800, in età leopoldina. Luoghi in cui il terreno si fa ancora più aspro, a causa di un clima sempre più secco e caldo…problemi che negli ultimi anni si sono aggravati e per i quali è sempre più difficile trovare una soluzione.
Ma Cristina ha raccolto il testimone di famiglia con grande senso di responsabilità, certa che la principale eredità dei Bargagli sia quella di continuare a credere nel proprio territorio, consapevole che il duro lavoro, l’attenzione e cura delle vigne e l’uso sapiente della tecnologia, sempre nel rispetto della tradizione, sia la strada giusta per ottenere grandi vini, nonostante le difficoltà.
Per dimostrarne il valore ed il risultato Cristina propone spesso le verticali di Morellino, che esprimono nel bicchiere quanto ed in che modo attenzione, rispetto ed innovazione si possano tradurre in un vino territoriale, elegante e longevo.
I vigneti e i vitigni coltivati
I vigneti, di 20-30 anni, sono coltivati a guyot (i vitigni a bacca bianca) e a cordone speronato (a bacca rossa) su terreni tufacei-calcarei, con forte presenza di scheletro.
L’agronomo dell’azienda è il babbo di Cristina, Alessandro Bargagli, l’enologo Daniele di Mambro.
I vitigni coltivati: soprattutto Sangiovese, ma anche Procanico e Ansonica, vinificati in purezza, con il sistema della criomacerazione con le bucce, con fermentazioni azionate con lieviti indigeni.

LA VERTICALE DI MORELLINO DI SCANSANO PROVVEDITORE
Vendemmia manuale, con selezione delle uve. Vinificazione tradizionale in rosso, con macerazione di circa 10 gg a temperatura controllata. Affinamento da 4 a 7 mesi in barriques e minimo 6 mesi in bottiglia.
2018
Naso molto intenso, affascinante; fruttato di marasca, melograno, ribes rosso, a cui a cui si aggiungono eleganti note di fresia e rosa rossa, poi cacao in polvere, tabacco. Regala una bocca appagante, setosa, ricca di frutto, equilibrata. Giustamente sapido e fresco, chiude in un palato pulito, che lascia un buon sapore fruttato.
2017
Naso più timido, ma di buona ampiezza, interessante, subito giocato su terziari e spezie, tanto tabacco, poi cuoio e note boisè, immersi in un cocktail di tamarindo e granatina. Al palato è più caldo e svela tannini meno setosi, più percepibili, dimostrando sempre e comunque buona sapidità e lunghezza.
2016
Naso molto raffinato, intensamente floreale, in un rimando di viola e tanta rosa che, oltre alle consuete note fruttate ed ai terziari delicati, regala sbuffi mentolati e lievi note di incenso e smalto. La beva è elegante: armonica, setosa, sapida e calda il giusto, più agile e fresca rispetto alle altre annate. Chiude molto lungo, lasciando una bocca pulita, che continua a ricordare note floreali.
2015
Già dal naso si rivela un vino più importante, che si propone con maggiore ampiezza, con una fusione di scorza d’arancia, cola, di nuovo granatina e tamarindo, un velo di cipria, accenni speziati di chiodo di garofano, noce moscata, infine tabacco e cuoio. Al palato regala una perfetta rispondenza, struttura e garantisce un grande equilibrio, tra potenza ed eleganza. Il finale è lungo ed appagante.
2014
Figlio di un’annata notoriamente difficile, non solo in Toscana, regala un olfatto più giovane e fresco, rispetto agli altri vini e nonostante l’età più avanzata. Propone una ventata di acqua di rose, note ematiche e iodate, un leggero ricordo di frutta rossa fresca, tanto tabacco e lieve incenso. Anche al palato si rivela più snello, leggiadro e scalpitante, pur sempre garantendo buona sapidità. Finisce lungo e saporito.
In conclusione
L’impressione generale è stata di vini sicuramente più fini e longevi rispetto al quanto ci si aspetterebbe, sicuramente con un filo di preconcetto, dal Morellino di Scansano.
L’altra costante della verticale è stata il riscontrare nei vini un chiaro progetto, un filo conduttore nella filosofia produttiva, che palesa l’intento di realizzare un connubio tra territorio, tradizione e realizzazioni di vini più moderni e raffinati.
Personalmente ho preferito la 2016 e la 2018…ma con scatto scarso rispetto anche alla 2015!
E non è finita qui…
Durante il pranzo raffinato e creativo curato da I Bozzi, abbiamo degustato con antipasto e primo piatto il Trebbiano e L’Ansonaca (nome maremmano dell’Ansonica), che mi hanno piacevolmente sorpresa; in particolare, il secondo bianco mi ha “teletrasportata” idealmente in riva al Tirreno, al sole, rinfrescata da una brezza marina!



A seguire, con il secondo primo piatto e con il secondo, siamo stati coccolati dai Morellini Sassato 2018 (100% Sangiovese), la versione più “snella” e scattante della produzione, e dal Primo 2017 (85% Sangiovese; 15% tra Alicante e Cabernet Sauvignon), figlio delle vigne più vecchie e del maggior rispetto della tradizione, più imponente, caldo e setoso.
Al last but not least, con un bellissimo e delizioso dolce che definirei “di design”, il Balloon al passion fruit, è stato servito un vino dolce particolare e davvero buonissimo: Appassitoditufo 2007, un’esplosione dolce, saporita e vellutata di frutta secca, erbe officinali, miele, agrumi canditi e iodio, di cui ancora mi ricordo il sapore…






