Competenze e cultura gestionale per il rilancio del comparto
COMUNICATO STAMPA
A cura di: Veronica Laurenza (vlaurenza@i-aer.com)
Alla scoperta di un settore spesso sottovalutato che, da solo, vale oltre il 17% del prodotto interno lordo italiano e che rappresenterà sempre di più un volano di sviluppo per l’intero sistema Italia.
I-AER
I-AER trasferisce metodi scientifici che garantiscono benessere economico e continuità generazionale alle PMI italiane.
IL SETTORE DEL FOOD & WINE IN ITALIA
Tra le industrie del “Made in Italy” il Food & Wine è tra le più rinomate al mondo; vi si affianca il comparto dell’accoglienza, ambito nel quale l’Italia eccelle sotto innumerevoli punti di vista, a partire dal primato delle sue bellezze artistiche.
Questo straordinario binomio diventa ulteriormente significativo se si prendono in considerazione i tre pilastri su cui l’Italia ha costruito il suo posizionamento competitivo nel tempo: (i) qualità dei prodotti; (ii) dinamismo delle piccole imprese; (iii) peculiarità dei territori.
Nel contesto descritto, l’Italia vanta ulteriori primati che riescono a spiegare l’enorme successo del suo comparto Food & Wine. Infatti, nel Bel Paese sono presenti oltre 57.500 specie animali e ben 12.000 specie vegetali, tanto da rendere l’Italia il più ricco habitat naturalistico d’Europa, nonché il primo produttore al mondo di “prodotti tipici”.
Laddove non si fosse ancora convinti delle potenzialità di business del Food & Wine è utile scendere ancora più nel dettaglio, prendendo in considerazione un’area rinomata in tutto il mondo: il Chianti. Questo piccolo territorio – da solo – conta ben 4.671 “prodotti tipici” ed oltre 521 vini certificati. Come se non bastasse, l’Italia vanta anche il primato di essere il primo Paese al mondo per numero di DOP, IGP, STG con 825 prodotti Food & Wine censiti su 3.020 in totale nel mondo, il primo Paese al mondo per produzione di vino e il primo per varietà di vite da vino, attualmente registrate 545.
Inoltre, il settore Food & Wine si è dimostrato il più resiliente alla crisi Covid-19 tra tutti i settori della manifattura italiana, con una riduzione del valore aggiunto pari a 1,8% nel 2020, rispetto al -8,9% del totale dell’economia italiana.
I PUNTI DEBOLI DEL SETTORE
Ma quali sono quindi i punti deboli del Sistema-Italia nel settore in oggetto? Un primo elemento, spesso ignorato, è l’alta dipendenza da pochi prodotti-chiave. Ciò è confermato dai dati sull’export che, se analizzati attentamente, mostrano un fatto allarmante: nel Food & Wine circa il 50% di ciò che l’Italia esporta è rappresentato, in volume, da soli 12 prodotti. Se si pensa alla vastità della gamma d’offerta citata, si intuisce agevolmente una certa “pigrizia commerciale” da parte delle Imprese italiane che, si ricorda, sono di piccole e medie dimensioni in oltre 98 casi su 100.
Un’ulteriore dipendenza viene riscontrata anche in termini di mercati di sbocco: infatti, oltre il 67% dei prodotti Food & Wine italiani viene acquistato dai nostri “vicini di casa” (Francia, Germania e Svizzera su tutti). Anche in questo caso il fenomeno descritto è presto spiegato da una ormai storica bassa propensione all’esplorazione di nuovi mercati e ad uno scarso livello di digitalizzazione delle pratiche di sviluppo commerciale (es. e-commerce). Una domanda sorge quindi spontanea: dipendenza da pochi prodotti (e mercati) sono sufficienti a spiegare le difficoltà strutturali di un comparto così strategico?
Assolutamente no.
Infatti, secondo le ricerche svolte da I-AER (Institute of Applied Economic Research) su un campione di 541 PMI operanti nel settore Food & Wine, sono soprattutto tre le principali cause del basso livello di competitività riscontrabile nel periodo 2018-2022.
In particolare: (i) la mancanza di una strategia aziendale ben strutturata e condivisa, (ii) un’organizzazione aziendale spesso lacunosa e quindi fonte di problemi che minano la crescita delle imprese, (iii) un controllo economico-finanziario non sufficiente a garantire redditività e prosperità; ciò accade in oltre il 78% dei casi analizzati.
Ed è proprio sul tema economico-finanziario che si ravvisa la principale criticità del comparto Food & Wine: infatti, oltre 6 imprese su 10 non sono dotate di competenze gestionali utili a stimare la reale marginalità sui prodotti e servizi offerti. Come se non bastasse, questa scarsa attenzione ai conti aziendali è spesso foriera di una mancanza di liquidità, purtroppo strutturale nel campione analizzato, a cui si accompagna una importante dipendenza dal debito (bancario).
Come agire, quindi? È solo “un problema tecnico”?
Ancora una volta la risposta è no.
Infatti, secondo gli studi effettuati da I-AER, la criticità è soprattutto di natura culturale. Solo creando una base di conoscenza (gestionale) all’interno del comparto Food & Wine sarà possibile risanare in modo strutturale un comparto che rappresenta il “biglietto da visita” del nostro Paese ed è, a ragion veduta, considerato come un volano di sviluppo strategico per settori ad esso adiacenti come il turismo, la moda, l’arte e lo sviluppo dei territori.
LE POSSIBILI SOLUZIONI
Da dove partire? Sebbene non esista una “ricetta per tutti”, I-AER intende offrire il proprio contributo attraverso il trasferimento di competenze di base a tutti gli addetti ai lavori del comparto Food & Wine, con una gamma di corsi-rapidi in grado di fornire la “cassetta degli attrezzi per il rilancio”; un approccio utile a tutti quegli operatori che credono nella cultura d’impresa e nello sviluppo di nuova conoscenza come vera fonte di vantaggio competitivo.
Le aziende del Food & Wine sono abituate alle imprese difficili e, come la stragrande maggioranza delle organiz[1]zazioni, si trovano spesso a misurarsi con l’insorgere di sfide sempre nuove che ostacolano il normale svolgimento delle attività. Che si tratti di rispettare le nuove normative o di sapersi adattare alla domanda del consumatore in costante evoluzione o, ancora, di rafforzare le proprie competenze per prevenire le possibili rotture, queste Aziende non possono permettersi di abbassare la guardia se vogliono restare al passo con la concorrenza. Siete pronti per questa nuova sfida?
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