Fiano e Fiano

Articolo a cura di Matteo Gerardi

Fiano e Fiano

L’uva Fiano è una delle più conosciute della Campania e sta riscuotendo anche numerosi apprezzamenti sui mercati nazionali e non. Le sue origini sono incerte, si pensa che possa essere stata importata nel II secolo a.C. da una popolazione delle Alpi apuane migrata in queste zone dopo la sconfitta contro i romani ma l’ipotesi è ancora tutta da dimostrare.

Oggi il Fiano è uno dei vitigni a bacca bianca più rappresentativi della provincia di Avellino, spesso bastano pochi km per dare vita a prodotti unici con caratteristiche proprie, è il caso di dire quando il Terroir fa la differenza.

Ho approfittato della quarantena per approfondire due produttori di Fiano che avevo in mente di provare da diverso tempo, Ciro Picariello e Cantina Pietracupa di Sabino Loffredo, che si possono annoverare sicuramente tra i maggiori produttori di Fiano in termini di qualità.

Vigneti Ciro Picariello

L’azienda Ciro Picariello si trova in Summonte, in provincia di Avellino, è stata fondata nel 2004 dal proprietario omonimo conta 7 ettari coltivati a Fiano. Oggi è conosciuta in tutta Italia come azienda produttrice di grandi bianchi.

http://www.ciropicariello.it/

Pietracupa

Cantine Pietracupa, fondata nel 1992, si trova a Montefredane, circa 7 km da quella di Picariello e conta otto ettari vitati. Fino a pochi anni fa produceva solo bianchi, Falanghina, Greco di Tufo e Fiano, poi sono stati aggiunti anche i rossi, Aglianico, Taurasi. Sono diversi anni che i suoi bianchi riscuotono molto successo da parte della critica.

Entrambe le aziende sono impegnate nella valorizzazione dei vitigni tipici della Campania

Se la composizione geologica del terreno dove insistono le due aziende è simile, parliamo di suoli in prevalenza argillosi e calcarei, stessa cosa non si può dire per i prodotti contraddistinti da differenze notevoli, pur essendo composti dalla stessa uva proveniente dalla stessa annata, vinificata in modi simili. 

Fiano Pietracupa DOCG 2018: si mostra nel calice con un bel colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Olfattiva contraddistinta da note agrumate di lime e cedro, accompagnate da sentori evidenti di zenzero e pietra focaia. La sorpresa arriva al palato quando il vino si mostra di una freschezza estrema, con una sapidità importante. Sicuramente in versione cosi giovane è da apprezzare per il suo gioco basato sulle parti dure. Personalmente ho trovato delle somiglianze con i Riesling renani giovani, seppur senza quel residuo zuccherino che contraddistingue i vini tedeschi. Ogni calice chiama immediatamente il successivo. 12.5 gradi

Fiano 2018 Ciro Picariello: Il colore giallo paglierino intenso con riflessi verdolini li accomuna. Portando il calice al naso le sensazioni iniziano a cambiare, rispetto al precedente troviamo una nota floreale al posto di quella agrumata e sensazioni minerali comuni, tornano il gesso, la pietra focaia. Al palato l’acidità e la sapidità sono presenti ma in modo meno prepotente. Anche qui si fatica a non finire la bottiglia. 12.5 gradi

A mio parere il Fiano di Picariello è più immediato, meno complesso, con parti dure più contenute rispetto a quello di Pietracupa, sicuramente preferibile in caso di palati meno esperti e più inclini a sensazioni “morbide”. Due prodotti eccellenti, che vale la pena di provare, provenienti da due aziende che rappresentano il territorio in modo egregio. Sarebbe interessante provare le versioni con qualche anno in più sulle spalle, perché, quando si parla di vino, i 7 km che separano le aziende  potrebbero non essere cosi pochi.

Matteo Gerardi