ERBALUCE, TRA MITO E AMORE

Masterclass a “Nebbiolo nel Cuore” sull’Erbaluce: “Un vitigno tra mito e amore”
Masterclass a “Nebbiolo nel Cuore” sull’Erbaluce: “Un vitigno tra mito e amore”

Masterclass a “Nebbiolo nel Cuore” sull’Erbaluce: “Un vitigno tra mito e amore”

Di Edoardo Fradeani

Nel vino il mito è sempre presente e, in qualche modo, certe volte può influire sul nome stesso di un vitigno, grazie a storie bellissime ed appassionanti. L’Erbaluce di Caluso ne è un esempio, con la sua avvincente storia. 

L’ANTICA LEGGENDA

Si racconta che il nome Erbaluce, detto anche “l’oro del Canavese”, provenga dalla lucentezza delle lacrime della ninfa Albaluce, figlia di Alba e Sole, protagonista di un’antica e romantica leggenda.

Il dio Sole si era perdutamente innamorato della dea Alba quando una mattina, al suo sorgere, l’aveva vista in tutta la sua delicata bellezza. Ma non riusciva mai a raggiungerla, perché il tempo si interponeva ogni giorno tra di loro e, al sorgere del sole, l’alba spariva. Questo continuo disperato rincorrersi di Sole ed Alba creava grande sofferenza non solo nei due innamorati, ma anche in tutta la volta celeste, nella luna e nelle stelle che li circondavano e che assistevano, impotenti, a questo infinito, doloroso circolo vizioso.

La provvidenziale eclissi di Luna

Mossa a pietà, fu la dea Luna, sorella di Sole, a consentire l’incontro dei due amanti. Decise, sul finire di una notte, di non lasciare la volta celeste all’arrivo del fratello e, con un’eclissi, celò Sole all’arrivo del dio Tempo, permettendogli di raggiungere finalmente l’amata Alba. La leggenda prosegue, raccontando l’unione tanto desiderata tra Sole ed Alba nel punto più alto (il Bric) dei monti del Caluso, da cui nacque la ninfa Albaluce.

La nascita di Albaluce

Una bimba dagli occhi color cielo, la pelle di rugiada ed i capelli come raggi di sole, la cui bellezza leggendaria richiamava devoti da tutto il regno, che la omaggiavano regalandole, una volta l’anno, tanti doni portati sul lago dove ella dimorava. Ma un giorno nefasto Ippa, la regina delle tribù del canavese, ordinò di far defluire le acque del lago, per ottenere più terra da far coltivare ai suoi sudditi e per garantirle maggiori tributi. Quell’opera scellerata creò una terribile esondazione, che causò morte tra gli abitanti delle rive del lago, devoti ad Albaluce, e rese secca ed arida la terra prima coperta d’acqua, brulicante di vita.

La nascita dell’Erbaluce

La ninfa, vedendo tutta quella distruzione e sofferenza, inizio a piangere lacrime dorate sui terreni di Caluso; lacrime copiose che trasformarono gli arbusti, seccati dall’opera sciagurata di Iuppa, in rigogliose piante di vite, che regalavano grappoli dorati. Era nato il vitigno Erbaluce.

LA MASTERCLASS

Storia raccontata in maniera magistrale dalla Sommelier Saula Giusto durante la questa favolosa masterclass, supportata dal Presidente del Consorzio dell’Erbaluce di Caluso, Bartolomeo Merlo.

LA PRIMA DOC DEL PIEMONTE

Nel 1967 è stata riconosciuta come la prima Doc piemontese (inizialmente solo in versione passita). Soltanto nel 2010 diventa Docg in versione passita, ferma e spumantizzata. Siamo nel Canavese e sicuramente parliamo di un territorio molto particolare, perché sito a ridosso della Val d’Aosta.

Qui, difatti, troviamo un pedoclima continentale, che si sposa con un territorio costituito da un anfiteatro di stampo morenico, creato nei secoli dal passaggio continuo di un ghiacciaio il quale, a sua volta, ha creato un substrato minerale fondamentale per questo territorio, composto soprattutto da fosforo e potassio. Insomma, una mineralità centrale e unica in un territorio stupefacente. 

IL VITIGNO

Il vitigno, il cui nome deriva dal greco Erbalus, che gli è stato attribuito all’incirca nel 1606, rappresenta un autoctono piemontese storicamente famoso per la sua prorompente acidità, che regala a questa splendida uva un’incredibile versatilità. Basta pensare, appunto, alla spumantizzazione, che diventa pressoché perfetta per questo vitigno. L’uva Erbaluce è dotata di una buccia spessa, croccante, coriacea, che comporta una buona resistenza agli attacchi fungini, con un ottimo sviluppo in un ambiente umido, consentendo ottimi risultati con la pressatura diretta. Il grappolo, inoltre, si presenta mediamente spargolo e questo aiuta nelle performance in appassimento. Di solito, viene coltivato a pergola canavesana: una pergola a falda piatta, di altezza compresa tra i 180 e i 200 cm. Il sesto di impianto medio è di 4 metri per 2, con una densità di impianto di 1300 piante per ettaro.

LA PERGOLA CANAVESANA – Credits to atlas.landscapefor.eu
IL TERRITORIO


La potatura tradizionale è detta «a tre punte»: con tre capi a frutto e con 10 gemme all’estremità. Questo sistema comporta che tutte le principali operazioni in vigneto, potatura, potatura verde e vendemmia, debbano svolgersi a mano. Anche qui, come in molti dei nostri stupendi territori, si parla di viticultura eroica.

LA DEGUSTAZIONE

Sicuramente una batteria di vini emozionante, che ha dato una chiave diversa al grande e conclamato evento “Nebbiolo nel Cuore”, attraverso un focus approfondito su questa bellezza a bacca bianca, molto spesso oscurata dalla fama di altri vitigni.

Anche qui, Saula è stata perfetta nel descrivere ai partecipanti questi splendidi calici, esplicandone il carattere “essenziale” e diretto.

Proprio Bartolomeo Merlo, assieme ad altri produttori presenti in sala, ha voluto sottolineare il carattere genuino che l’Erbaluce presenta: ovvero quello dell’uva dei contadini, che mangiavano sempre dopo i pasti, lasciandola appassire nelle fruttiere delle loro case.

ERBALUCE DI CALUSO D.O.C.G METODO CLASSICO PAS DOSÉ MILLESIMATO 120 MESI V.S.Q.P.R.D. – TENUTA ROLETTO

Come dimenticare le versioni spumantizzate come il “Centoventi di V.S.Q.P.R.D” dove, appunto, i 120 mesi sui lieviti regalano sensazioni di curcuma, fiori secchi avvolti da cipria e con sbuffi ossidativi che non stancano mai.

INFO TENUTA ROLETTO: https://www.tenutaroletto.it/
“DRY ICE” 2022 – SILVA

ERBALUCE DI CALUSO D.O.C.G “DRY ICE” 2022 – SILVA

“Dry Ice” 2022 di Silva ha sbalordito con la sua contrapposizione, pressoché perfetta, tra la morbidezza e una prorompente acidità, che invoglia il degustatore ad una beva continua. A seguire “La rustia di Orsolani” 2022, vino elegante, ornato da un mantello minerale e da una freschezza che sottolinea il marchio di fabbrica dell’Ebaluce, ovvero l’acidità netta e verticale. Anche le versioni di passito in diverse annate e produttori hanno stupito per la loro complessità aromatica, sempre presente, in apertura, nel calice.

INFO SILVA: https://www.silvavini.com/

ERBALUCE DI CALUSO D.O.C.G PASSITO “SOFIA” 2015 – LE MASCHE

Come l’Erbaluce di Caluso Passito “Sofia” dell’azienda Le Masche 2015: sinuoso, avvolto da spezie che sono uscite fuori “urlando” fava di cacao, albicocca disidratata, miele di castagno e qualche sbuffo di lucido per mobili; il tutto avvolto da una persistenza unica.

INFO LE MASCHE: https://www.lemasche.it/

UN MARE MAGNUM DI EMOZIONI

Sono state tante le etichette degustate in questo meraviglioso pomeriggio, che ci ha fatto dimenticare per un attimo il nostro amato Nebbiolo.

L’Erbaluce di Caluso, alla fine di questo viaggio sensoriale, si potrebbe definire appagante e curioso. Un vitigno non solo romantico per la sua storia o, forse, di nicchia per i più scettici; o, meglio ancora, un must del Piemonte da scoprire per le sue immense potenzialità.

Sicuramente quest’uva rimane ancora un mare magnum di emozioni, che avanza proprio come quel ghiacciaio che, millenni fa, formò questo territorio.

Per adesso, noi dobbiamo solo scoprirlo e promuoverlo di più, perché la bellezza o, in questo caso, l’amore, se nascosto non porta mai i suoi frutti.

INFO:

CONSORZIO ERBALUCE

https://www.erbalucecarema.it/

SEDE: Piazza Ubertini n. 1 – 10014 Caluso (TO

Riferimenti email:
consorzio@erbalucecarema.it
presidente@erbalucecarema.it
press@erbalucecarema.it