Di Matteo Gerardi e Saula Giusto
Qualche giorno di ferie, a fine luglio, ci ha permesso di partire alla scoperta del territorio della piccola DOCG del Carmignano, compresa tra i comuni di Carmignano e Poggio a Caiano (PO), a spasso tra dolci colline verdi, vallate assolate e ventilate, castelli e dimore storiche. Un paesaggio onirico, di quelli che la Toscana sa così ben regalare.
Una destinazione d’eccellenza, che ci piace raccontare in questi freddi giorni di fine gennaio, in cui sogniamo tutti di superare inverno e pandemia, per tornare con serenità a visitare le cantine di grande qualità del nostro paese in primavera ed estate. O, magari, a ridosso della vendemmia, un tempo magico che riserva panorami arricchiti da tralci carichi di grappoli maturi, nel corso di giornate ancora belle ma meno roventi. Un’esperienza ancora più bella da vivere!
La storia del Carmignano
In questa terra così vocata alla viticoltura, il vino veniva prodotto già in epoca etrusca e poi romana, secoli prima di Cristo. A testimoniare tale passato, gli scritti antichi che riportano l’assegnazione da parte di Cesare ai suoi veterani, tra il 50 e il 60 a.C., di alcune terre coltivate a vite tra l’Arno e l’Ombrone.
Carmignano fu, inoltre, scelta dal Granduca Cosimo III de’Medici nel 1716, che inserì questa zona all’interno delle quattro toscane maggior produttrici di vino di qualità (insieme a Pomino, Val D’Arno e Chianti Classico). Luoghi indicati a produrre vini “atti per navigare” e quindi capaci di resistere a stress termici e viaggi impegnativi, grazie alla loro grande struttura. il “Decreto Motu proprio” ed il “Bando” da lui emanati regolamentavano con norme precise la produzione, i limiti geografici, il commercio dei vini prodotti in tali aree, costituendo la prima “doc” mai creata.
Il territorio
Un territorio ricco di storia, che si estende tra Firenze, Prato, Pistoia ed Empoli e che offre panorami affascinanti di vigneti e oliveti curati, incastonati tra verdi boschi di agrifogli e lecci secolari, che ammantano il Montalbano, la catena montuosa che incornicia queste terre, resa celebre dai dipinti di Leonardo da Vinci.
Una storia che si può ripercorrere visitando le tante chiese ed abbazie create nel territorio, insieme al museo archeologico di Artimino, al museo della vite e del vino, al Parco Museo Quinto Martini, allo Spazio d’Arte contemporanea “A. Moretti”. Oltre alla presenza di magnifiche ville e luoghi storici ed artistici: Villa Ferdinanda (detta “dei Cento Camini”), oggi patrimonio dell’Unesco; la Visitazione del Pontormo, posta all’interno della Pieve di San Michele; San Francesco a Carmignano, solo per citarne alcune.
I vitigni coltivati
Assieme al Sangiovese, re indiscusso delle uve a bacca rossa toscane, qui da secoli ormai si coltivano anche alcuni vitigni internazionali: il Cabernet Franc (chiamato uva francesca in zona, data la sua provenienza: si racconta che venne introdotto nella seconda metà del ‘500 da Caterina de’ Medici, diventata regina di Francia), il Cabernet Sauvignon, il Syrah e il Merlot.
Il Carmignano può essere considerato a tutti gli effetti il capostipite dei “Supertuscan”: già dal 1600, infatti, si era soliti unire al Sangiovese uve internazionali, per creare un vino di struttura e levigarne i tannini.
Le nostre visite
Oggi questo vino viene prodotto da un numero relativamente esiguo di aziende vinicole e durante la nostra esperienza, durata purtroppo solo 24 ore, siamo riusciti a visitarne solo quattro.
Abbiamo però selezionato, appositamente, quattro aziende molto diverse tra loro: quattro sfumature di filosofia produttiva, vini e storie che potessero raccontare, in modo emblematico, diversi risultati d’eccellenza di un territorio unico.
Tenuta di Capezzana
Il viaggio ha avuto inizio con la visita a Tenuta di Capezzana, dove siamo stati accolti con grande ospitalità dal proprietario Filippo Contini Bonacossi, che ci ha raccontato aneddoti e storie legati alla propria famiglia, proprietaria della tenuta da circa un secolo. Quest’azienda non avrebbe bisogno di presentazioni, dato che per molti wine lovers si identifica con il vino Carmignano stesso: una delle poche realtà che può vantare una reale storia millenaria: il primo contratto di affitto dei terreni viene datato all’anno 804. Se si volesse poi rilevare una prima traccia storica della costruzione delle parti edificate della tenuta, nel 1475 donna Monna Nera Bonaccorsi costruì la prima “casa da Signori”, nove case poderali ed annessi vigneti. Nel corso dei secoli l’azienda è poi stata trasmessa da una famiglia nobile all’altra, via via ingrandendosi: dai Bonaccorsi, nel rinascimento, ai Cantucci, ai Bourbon Del Monte, agli Adimari Morelli e ai Franchetti Rothschild, fino a giungere, nel 1920, nelle mani della famiglia Contini Bonacossi, attualmente proprietaria della tenuta. Oggi l’azienda è costituita da ben circa 670 ha, di cui 104 coltivati a vigneto e 140 a oliveto. Il centro aziendale è costituito dall’elegante villa padronale, dall’Agriturismo La Fattoria di Capezzana, da un moderno frantoio, dalla bellissima cantina storica (la cui porzione più antica risale al ‘500) e da una vinsantaia, collocata sopra alla cantina. Produce una linea di dieci vini biologici, tutti premiati in concorsi internazionali e ottimo olio.
Filippo ci ha permesso di degustare alcuni dei vini più emblematici (per molti appassionati iconici) della propria produzione e ci ha guidati in un’emozionante visita dell’antica cantina dell’azienda in cui, tra l’altro, sono serbate bottiglie di annate storiche, che risalgono fino al 1925! Un’esperienza unica.
La degustazione
Carmignano Rosato Doc Bio Vin Ruspo 2020
Abbiamo iniziato con il delizioso rosato Vin Ruspo ’20, frutto di un’antica tradizione e di quando il mezzadro “ruspava“ il mosto dal tino, prima di portare l’uva alla fattoria.
Uve: 80% Sangiovese, 10% Cabernet e 10% Canaiolo; viene prodotto grazie ad un breve contatto con le bucce.
Rosa salmone brillante. Regala un naso raffinato, leggiadro di corbezzolo e melograno freschi, roselline, erbe aromatiche, lievi spezie dolci, scorza d’arancia. Alla beva conferma la sua finezza e dimostra una bella struttura ed equilibrio: fresco, sapido, coerente e fine, termina lungo, fruttato e speziato. Un rosato che invoglia la beva, agile, giovane, non banale.
Carmignano Docg Villa di Capezzana 2017
Siamo passati all’”artiglieria pesante”, il Villa di Capezzana, nel millesimo ’17, il vino più rappresentativo del Carmignano e storico dell’azienda, quello di cui la famiglia ha serbato bottiglia a partire dall’annata 1925.
Uve: 80% da Sangiovese, 20% da Cabernet Sauvignon. Affina per oltre un anno in tonneaux e in bottiglia per circa 12 mesi.
Rosso rubino cupo, unghia granato. Naso inizialmente timido, ma intrigante che, a poco a poco, prima svela frutti rossi ancora freschi, ciliege, amarene, mirtilli; poi tabacco, smalto, chiodo di garofano, lieve incenso, su un finale di talco mentolato. Al palato incede elegante e sinuoso: il calore e la struttura importante vengono equilibrati dal tannino vellutato, dalla freschezza vivace, dalla giusta sapidità. Ancora tanto giovane, rimane a lungo in una bocca decisamente rispondente.
Carmignano Docg Villa di Capezzana 2011
Millesimo molto riuscito.
Rosso Rubino scuro, unghia granato. Naso inebriante e complesso, che svela la granatina, la cola, uno sbuffo di cipria, scorza d’arancia, profonde note di sottobosco, note balsamiche, noce moscata e tanto tabacco. Affascinante. Pura seta al palato, con un graffio di freschezza ancora vivace, sapido e di una coerenza disarmante, che lascia in lunga permanenza un sapore speziato.
Carmignano Riserva Docg Bio Trefiano 2016
Vino nato nel ‘79 da un’idea di Vittorio Contini Bonacossi, viene prodotto in piccole quantità dai due vigneti che circondano la villa del ‘500 di Trefiano, di proprietà della famiglia.
Uve: Sangiovese 80%, Cabernet Sauvignon 10%, Canaiolo 10%. Vinificazione: fermentazione in acciaio per 7 gg, macerazione per 13 giorni, malolattica in tonneau. Affinamento: 18 mesi in tonneau + 24 bottiglia.
Rosso più cupo, unghia rubino, molto consistente. Naso intenso, ampio, di grande fascino: un’esplosione di mirtilli e marasche, nascosti tra viole mammola, iris, orchidee, che cedono il passo a radice di liquirizia, note smaltate, sbuffi balsamici, lievi spezie d’oriente dolci, tabacco. Al palato sontuoso, morbido, caldo, saporito, dalla spalla acida ancora ben marcata, armonico e dal frutto quasi masticabile. Finisce davvero molto lungo in una bocca ricca di frutta speziata.
Fattoria di Bacchereto
La seconda tappa del tour ha visto protagonista Fattoria di Bacchereto, che ci ha catapultati in una dimensione più raccolta, bucolica, in luoghi e vigne che ci hanno ricordato ambientazioni da “Piccolo Mondo Antico”.
Anche questa tenuta vanta origini antiche, che risalgono al XV secolo: la fattoria era in origine una casa di caccia dei Medici e ancora oggi sono ben visibili alcuni resti del muro di recinzione del parco reale, allora chiamato Barco. Nel 1925 l’azienda passa nelle mani della famiglia Bencini Tesi e negli anni ‘60 inizia a produrre per la vendita olio e vino. Oggi l’azienda viene condotta da Rossella Bencini Tesi, che ci ha accolti con molta semplicità e calore e che ci ha raccontato con umiltà una storia e una scelta produttiva che rivela forza e determinazione. Rossella dal 2002 ha iniziato a praticare la biodinamica nella propria azienda, rivoluzionando il sistema agricolo precedente, ed è stata una delle prime produttrici a credere in questa pratica, adottandola quando in Italia trovava ancora poco riscontro. La tenuta oggi ricopre 167 ha, siti ad un’altitudine compresa fra i 200 e i 500 mt, che comprendono boschi, frutteti, castagneti, uliveti e vigneti, che occupano circa 8 ha. I vitigni coltivati sono Trebbiano, Malvasia del Chianti, Sangiovese, Canaiolo nero e Cabernet Sauvignon.
Fattoria di Bacchereto attualmente produce cinque vini biodinamici, molto identitari e territoriali, che seguono una filosofia produttiva basata sulla convinzione che, intervenendo in minima parte in tutto il processo produttivo, si riesca ad esprimere al meglio le caratteristiche dei vitigni, del territorio e delle stagioni nelle diverse annate. In cantina si produce un vino ottenuto da lieviti indigeni, privo di additivi chimici, che viene maturato in grandi botti di legno e imbottigliato senza filtrazione.
La passeggiata pomeridiana tra i filari dell’azienda, in compagnia di questa delicata ma forte vignaiola, ha permesso di connetterci per qualche istante con le origini più profonde ed antiche del vino, quale prezioso regalo della natura, che per questo va rispettata. La degustazione si è svolta nel casale di campagna, sito su una collina circondata da vigneti e boschi, da cui si scorge la bellissima Villa Bencini Tesi e che domina la pianura in cui sorge Prato. Un edificio i cui ambienti sono stati mantenuti da Rossella, volutamente, nelle dimensioni e con gli arredi originari per far vivere, quale fosse una sorta di macchina del tempo, atmosfere e sensazioni che di trasportano nella campagna di fine ‘800. E di fronte ad un camino enorme, l’intensa visita si è conclusa in bellezza, con la degustazione di grandi vini.
La degustazione
Vino Rosso 2019
Rosso rubino, leggermente trasparente. Un vino leggiadro e delicato, che propone un naso intenso e fragrante, dalle note di ciliegia e marasca fresche, tanta rosa rossa, lieve origano e timo appena raccolti, un pizzico di tabacco biondo. Al palato si conferma aggraziato, fine, dalla freschezza corroborante, dal tannino appena accennato e serico, di giusta sapidità, ottima coerenza ed inaspettata struttura. Lascia a lungo una bocca buonissima, che sa di ciliegia succosa e croccante. L’etichetta rappresenta e racconta alla perfezione questo vino, che ho trovato delizioso: un grazioso pettirosso avvolto da una piccola botte.
Carmignano Docg Terre a Mano 2018
Uve: Sangiovese 75%, Canaiolo Nero 10% e Cabernet Sauvignon 15%. Vinificazione: diraspatura, macerazione e fermentazione alcolica con lieviti naturali per 15 giorni in tini di cemento vetrificato. Affinamento: 12-18 mesi in tonneaux da 350 lt sulle fecce fini + min. 6 mesi in bottiglia.
Rosso rubino, riflessi porpora, consistente. Anche questo vino non pretende d’imporsi con invadenza, ma sceglie la via della delicata eleganza. Sprigiona con ampiezza immediate note fruttate di fresche amarene, ciliegie, more di gelsi, ribes rosso, a cui si alternano fini sentori di rosa e viola. Si svelano poi nette note di mirto e alloro freschi, cioccolato fondente, tabacco, lieve incenso, liquirizia. Al palato conferma la filosofia produttiva di questa piccola grande azienda: creare un vino di grande equilibrio dall’intensa piacevolezza gustativa, che presenta un corpo di tutto rispetto, non ‘massiccio’ e potente ma, piuttosto, dotato di finezza anche alla beva, agile, fresco, sapido, molto lungo e coerente in finale di frutta rossa e spezie.
Terre a Mano Bianco Sassocarlo 2018
Uve (da viti di 40 anni): Trebbiano Toscano 80%, Malvasia del Chianti 20%. Vinificazione: diraspatura, leggera macerazione, fermentazione spontanea in tini di cemento e malolattica in tonneaux da 350 lt, senza chiarifiche né filtrazioni. Affinamento: da 12 a 18 mesi sulle fecce fini in botte grande da 350 lt + 6 mesi in bottiglia.
L’unico vino bianco degustato durante questo viaggio, ma che ‘si comporta’ al palato come un rosso.
Giallo dorato, brillante. Al naso si rivela particolare, interessante e ti stupisce proponendo note di mandarino Kumquat, susina e albicocca molto mature, quasi essiccate, scorza d’arancia, poi ginestra, miele di zagara, su un finale leggermente speziato. Al palato è un bianco importante: di gran corpo, caldo, morbido, sapido, un filo tannico, coerente, che finisce lungo, in un finale che sa di frutta secca.
Colline San Biagio
Il giorno seguente siamo partiti alla scoperta dell’azienda Colline S. Biagio, un’azienda di grande impatto architettonico, oltre che vinicolo, dotata di una bellissima villa padronale e alcuni edifici annessi immersi in un bosco, che risalgono al medioevo e che oggi possono ospitare turisti in cerca di bellezza e quiete.
L’azienda attualmente appartiene a Maria Pia Ragionieri Pocaterra, l’attuale proprietaria dell’azienda, al figlio Gabriele Pocaterra ed alla sorella Claudia Pia Ragionieri. Vanta una posizione davvero unica: si trova nella frazione di Bacchereto, a due passi dalla casa in cui soggiornò Leonardo da Vinci, presso i propri nonni paterni.
Siamo stati accolti con grande professionalità da Paolo Vannucci, che si occupa della ricezione e che collabora fattivamente anche alla gestione della produzione, insieme a Claudia Pia Ragionieri, che ci hanno illustrato con grande cortesia la storia e il progetto della tenuta.
L’azienda è una realtà a conduzione familiare dal passato agricolo importante, appartenuta alla famiglia Ragionieri sin dall’800. Agli inizi del 2000 Maria Pia Ragionieri e suo marito Luigi Pocaterra decisero di rifondare l’azienda: reimpiantarono gran parte delle vigne, iniziarono una produzione di olio evo e crearono anche un Relais Agriturismo, creato negli edifici medioevali immersi nel bosco, mantenuti nell’aspetto affascinante ed antico originario, ma dotati di ogni confort moderno e di lusso. L’attuale estensione dei terreni vitati è di 12 ettari, per una produzione annuale che attesta tra le 50-60.000 bottiglie annue. I terreni sono di medio impasto, ricchi di formazioni di alberese e sabbia, ad un’altezza ricompresa fra i 200 e i 270 metri sul livello del mare. L’enologo dell’azienda è Andrea Bernardini, l’agronomo Ugo Damerini. Si coltivano prevalentemente Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. Ultimamente la proprietà ha deciso di piantare più a valle anche un vigneto di Vermentino, ancora giovane e non produttivo. Le uve sono gestite dalla vigna alla cantina con estrema cura, al fine di raggiungere alti standard qualitativi, come imposto dalla proprietà. La cura dei vigneti, la raccolta manuale e selezionata delle uve, il tradizionale processo di vinificazione attuato in una cantina moderna ed attrezzata, permettono a Colline San Biagio di produrre vini davvero eccellenti, che hanno ottenuto molteplici riconoscimenti. Altrettanta cura viene praticata per la produzione dell’ottimo olio evo: a tal proposito Paolo Vannucci, accompagnandoci in una bellissima passeggiata tra vigna e oliveto, ci ha raccontato che gli ulivi non subiscono trattamenti di alcun genere e che la produzione di olio si potrebbe descrivere come totalmente naturale.
La nostra visita è proseguita nella bellissima casa padronale, in cui la dimensione di casa di campagna si confonde con la grande eleganza di arredi di pregio, che abbelliscono tanti saloni che si sviluppano in successione e grandi camini che riscaldano e donano fascino agli ambienti.
In uno dei bellissimi salotti, Claudia e Paolo ci hanno offerto la degustazione dei loro vini, eleganti al pari della loro tenuta, abbinati ad ottimi prodotti gastronomici locali.
La degustazione
Rosato Balè 2020
Uve: Merlot e Sangiovese. Vinificazione (in bianco): diraspatura e pigiatura soffice delle uve, pressatura, decantazione statica a freddo del mosto. Affinamento in inox per 4-5 mesi + 1-2 mesi in bottiglia.
Bellissimo colore buccia di cipolla, brillante. Naso fine di rosa canina, lampone e arancia acerbi, corbezzolo fresco, erbe aromatiche. La beva è molto piacevole, fresca, sapida, agile coerente e regala un lungo finale pulito e agrumato. Un rosato leggiadro, da bere come un bianco, perfetto anche come aperitivo, da servire ben freddo, in estate.
Vigna Toia 2018
Uve: Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Merlot. Vinificazione: fermentazione a temperatura controllata in inox. Affinamento in inox + una parte subisce un breve passaggio in legno.
Rosso rubino scuro, consistente. Naso intenso, molto fruttato, che regala tanta amarena, ciliegia, mirtillo freschi fusi con sentori di rosa, viola, iris, accenni balsamici, poi chiodo di garofano, incenso. Al palato l’intensità è più contenuta, ma l’ottima freschezza, in equilibrio tra morbidezza e sapidità, dona grazia ad una beva armonica e molto piacevole. Lungo nel finale, che ripropone, molto netto, il frutto.
Sangiovese Donna Mingarda 2017
Il nome corrisponde a quello della principessa longobarda che donò castello, corte e borgo di Bacchereto al Vescovo di Pistoia, per la salvezza della propria anima.
Uve: Sangiovese 100%. Fermentazione in inox, malolattica in barriques. Affinamento in barriques di 2° e 3° passaggio per 12 mesi + min 6 mesi di bottiglia.
Rosso rubino leggermente trasparente, unghia granato, consistente. Il naso è più ritroso, si svela piano, ma con grande finezza: la ciliegia e la viola ancora integre cedono il passo a granatina, pepe rosa, note mentolate, blush, tabacco, un tocco di smalto. Al palato sorprende per la vivace freschezza che dona grazia ad una beva calda, morbida, sapida, di corpo, che si allunga in un finale pulito, che sa di ciliegia e spezie.
Docg Carmignano Sancti Blasii 2016
Uve: 70% Sangiovese; 20% Cabernet Sauvignon; 10% Merlot. Fermentazione in inox, malolattica in barriques. Affinamento in barriques nuove di 2° passaggio per 14 mesi + min 12 mesi bottiglia.
Rosso rubino scuro, unghia granato, consistente. Al naso ampio, intrigante, offre una coppa di frutti di bosco e amarena maturi; poi mirto, alloro, pino silvestre, spezie orientali, lieve cannella, tabacco e grafite, su un finale balsamico. Al palato si conferma ampio, fine, dal gran corpo, in grande equilibrio tra freschezza, sapidità, tannini setosi e morbidezza. Un vino molto elegante, che regala un finale decisamente lungo e persistente.
Piaggia
At last but not least, prima di tornare verso casa abbiamo avuto il tempo di effettuare un’ultima fermata presso l’azienda Piaggia, anche per aggiungere un ulteriore differente “tessera” al mosaico che il territorio di Carmignano può offrire. Siamo stati accolti da Silvia Vannucci, che insieme al babbo (come si dice in zona) Mauro, il fondatore, e a tutta la famiglia conduce questa azienda, relativamente recente.
Perché Piaggia, situata nel comune di Poggio a Caiano, è la più giovane tra le cantine visitate e racconta una storia differente, rispetto alle altre. La tenuta nasce infatti nel 1970 quando Mauro Vannucci, imprenditore in altro settore, decide di acquistare alcuni ettari di terreno per costruire l’abitazione di famiglia, in cui era compresa anche una vigna, per alcuni anni ceduta in comodato d’uso. Nel 1991 Mauro decide di valorizzare meglio questo prezioso bene e di produrre vino, inizialmente per sé e per la famiglia, memore delle vendemmie a cui partecipava da bambino. Dati i primi gratificanti risultati, decide di acquistare altri 15 ettari e presenta la prima annata di Carmignano Docg. Una prima tappa fondamentale della produzione fu il Vinitaly del ’93, in cui il vino di Piaggia iniziò a guadagnare i primi consensi della critica enogastronomica. In tale occasione Mauro ebbe anche occasione di incontrare Alberto Antonini, che divenne l’enologo dell’azienda e che ancora oggi è il suo consulente assieme all’enologo designato Emiliano Falsini e all’agronomo Federico Curtaz. Oggi l’azienda possiede circa 20 ha vitati, con una densità d’impianto di 5.500/6.000 piante, in posizioni collinari tra i 190 e i 230 metri, su terreni galestrosi e drenanti, per una produzione annua di circa 90.000 bottiglie.
Vengono prodotte 5 etichette prestigiose e molto premiate, alcune divenute iconiche, come il Poggio de’ Colli, un Cabernet Franc in purezza che ha spesso guadagnato la menzione di miglior rosso dell’anno.
La filosofia produttiva è quella di produrre vini frutto di un ottimo connubio tra grande potenza e struttura, senza rinunciare ad eleganza e piacevolezza di beva, caratteristiche che devono essere garantite soprattutto in vigna, grazie a frutti sani e perfettamente maturi.
Oggi Piaggia viene gestita anche da Silvia, che ha lasciato la precedente strada da leguleia per dedicarsi a 360 gradi all’azienda, diventandone l’immagine nelle relazioni esterne e per lo sviluppo nei mercati. Insieme a lei sua mamma Rita, il cognato di Mauro Paolo, che segue la cantina e tutto il resto della famiglia, ognuno con un proprio ruolo.
La degustazione
Pietranera 2020
Uve: Sangiovese 100%. Vinificazione: fermentazione è condotta con lieviti autoctoni, permanenza sulle bucce per min 18 gg, con follature e brevi rimontaggi. Malolattica in barriques, dove matura per almeno 3 mesi. Affinamento: 6 mesi in bottiglia.
Un vino da Sangiovese in purezza, creato per ottenere la piacevolezza e l’eleganza tipiche che regala il territorio, ma declinate in una versione più dinamica, per la quotidianità e dalla beva che invoglia.
Rosso rubino, abbastanza trasparente e luminoso. All’olfatto un’intensa coppa di frutta rossa e nera fresca, ciliegia, mora, ribes, mirtillo, intrisi di rosa e fresia; poi arriva uno sbuffo di pepe rosa, la grafite, il cacao in polvere. Al palato agile, fresco sapido, armonico, giovane ma già dalla beva pronta e gratificante. Finisce lungo, lasciando una bocca molto buona, pulita, fruttata.
Carmignano Docg Il Sasso 2019
Uve: Sangiovese 70%, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc 20%, Merlot 10%. Vinificazione: fermentazione con lieviti indigeni e macerazione per min 18 gg. Maturazione: 15 mesi in barriques. Affinamento: min 6 mesi in bottiglia.
Rosso rubino scuro, unghia porpora, luminoso, consistente. Al naso complesso, dinamico, sensuale, impone subito un mix di viola, iris, orchidea, a cui segue la frutta, amarena e mirtilli, quasi sotto spirito. Arrivano poi le note di cioccolatino boero e la scatola di sigari; poi il chiodo di garofano, il macis, la liquirizia dolce, il talco mentolato, le note piretiche. Al palato sontuoso, importante, una seta, caldo, di buona freschezza e sapidità. Incede fiero nel palato, con un allungo coerente e persistente che lascia, per minuti, un ottimo sapore di mirtillo e spezie.
Questo piccolo tour ci ha permesso di scoprire prodotti d’eccellenza, realtà interessanti, panorami da cartolina e storie e persone che non dimenticheremo: in poche parole il Carmignano.