Di Saula Giusto
Metti in una sera d’estate un’azienda laziale giovane e dinamica, Federico Artico; metti un progetto creato da giovani soci molto motivati, di valorizzazione di cantine del territorio laziale, i Vini Burini (burini nel senso arcaico del termine); metti tanti amici e appassionati; metti tutto questo insieme, a cena, da Vittorio a Trastevere, un ristorante di vera cucina romana casereccia…ed ecco servito l’evento “Che me ce abbini”!
Un evento conviviale e divertente, creato dai ragazzi di Vini Burini, capitanati dal sommelier Lorenzo Canofani, per raccontare con leggerezza i vini e la produzione di Federico Artico. Il giovare produttore di Campoleone (Aprilia), perfetto esempio di quello che il Lazio vinicolo degli ultimi anni riesce a ‘sfornare’: qualità, visione, espressione del territorio.
Vini Burini
Intelligente e coraggioso il progetto Vini Burini (https://viniburini.it/ – social: Facebook @viniburini, Instagram @viniburini.it), il cui nome (Burini) si ispira al termine antico, dialettale e romanesco che significa campagnolo, villano, che vuole evocare i vini prodotti nella campagna e nelle colline laziali.
La loro mission è quella dare risalto alle aziende artigianali, spesso a conduzione familiare, che producono vini che rappresentano le peculiarità e tradizioni del territorio laziale e che valorizzano quel meraviglioso frutto della terra che è l’uva. Un’impresa ardua da realizzare nel mercato romano, tanto chiuso, purtroppo, alla produzione laziale di qualità. Ma, evidentemente e per fortuna, qualcosa sta cambiando.
Federico Artico
Federico Artico, poco più che trentenne, rappresenta in toto quella nuova generazione di vignaioli sempre più numerosa nel nostro paese: giovani che tornano alla terra, alla vigna di famiglia, dopo studi e percorsi professionali differenti, con una vocazione scevra da smanie economiche, con la precisa idea di produrre vino di qualità e di creare prodotti con carattere, che esprimano profondamente il proprio territorio. Se si aggiunge a queste caratteristiche una faccia un pò da schiaffi e un pò da attore, intelligenza e ironia, il gioco è fatto!
La Artico Azienda Agricola
La Artico Azienda Agricola – https://www.facebook.com/articoaziendaagricola – nasce, intorno alla fine degli anni ’90, nella zona tra Aprilia e i Colli Lanuvini, sul confine tra la campagna romana e l’agro pontino, in cui vennero spiantati i vecchi vigneti a tendone e piantate barbatelle dei migliori cloni di varietà autoctone e internazionali. Dal 2012 iniziano i primi esperimenti di vinificazione di una piccola selezione delle migliori uve, volte a produrre vini che rappresentassero le peculiarità del territorio. I terreni ricchi di minerali, un’esposizione ottimale, il rigoroso lavoro in vigna, anche attraverso la potatura effettuata seguendo il sistema Simonit&Sirch, hanno dato presto ottimi risultati.
Sei le tipologie di vino prodotte da Federico, in cui vengono valorizzati vitigni sia autoctoni che alloctoni: Malvasia Puntinata, Trebbiano Giallo, Sauvignon Blanc, Merlot e Cabernet Sauvignon, per una produzione annuale di circa 16.000 bottiglie annue.
La grafica delle etichette ‘spacca’. Nata dalla collaborazione con lo street artist romano Diamond, viene raccontata dallo stesso così: “l’ispirazione che ha dato vita ai disegni per l’etichetta, viene dal detto “natura artis magistra”, ovvero di fatto la natura è necessariamente maestra di ogni arte umana, comprendendo nel significato di ars, artis anche intuizione, invenzione e creatività”. Etichette pop/rock, davvero molto Artico!
Da Vittorio a Trastevere
Siamo stati ospitati come a casa, anche grazie al calore e al gradevole ambiente informale, che si respira da Vittorio a Trastevere – https://www.davittorioatrastevere.it/. Ristorante di cucina casareccia, in cui dal 1988 vengono proposti, con fantasia e passione, i piatti della tradizione rigorosamente romana e trasteverina, utilizzando solo prodotti freschi e genuini, regionali e di stagione. Nel menù è presente anche un’ottima offerta di pizza ottenuta da lievitazione naturale, ottenuta con il lievito madre e da una miscela di farine di grano tenero e grano rinforzato, lasciato riposare per oltre 24 ore, al fine di rendere il prodotto finale croccante e digeribile.
Ecco tutti gli abbinamenti!
Antipasto: Bruschetta con burrata di Andria DOP, pesto di prezzemolo e alici.
Me l’hanno abbinata con il Sauvignon 2019, espressione di tre varietà clonali, le cui percentuali vengono variate a seconda dell’annata. Un Sauvignon decisamente alternativo, che cambia le carte in tavola e che un pò somiglia a Federico. Giallo dorato scarico, al naso esclude a priori un corredo classico, proponendo viceversa fiori e frutta secchi, fieno, camomilla, lieve resina e, solo infine, susina e cedro. Al palato morbido, decisamente sapido, trasferisce coerente i sentori di frutta e fiori secchi, lasciando una bocca saporita.
Primo piatto: Tagliolini con cozze, peperoni e pecorino.
Abbinamento, quasi d’obbligo, direi, con il Rosato Leda 2019, Merlot 70%; Cabernet Sauvignon 10%. Montepulciano 20% da vendemmia precoce. Cerasuolo scarico, brillante, al naso è delicato, fine: ciliegia, melagrana, corbezzolo, un filo di viola e garofano, su un finale speziato. Al palato equilibrato, armonico, ha un guizzo di freschezza sostenuto da sapidità e buon corpo, che finisce lungo in un sapore floreale.
Secondo: Involtini di manzo al sugo di pomodoro.
Abbinamento azzeccato con il rosso Sperone 2017, il primo vino prodotto dall’azienda, Merlot 60%; Cabernet Sauvignon 30%; Montepulciano 10%. Matura in acciaio e in parte in tonneaux, affina in bottiglia. Rosso rubino scuro, al naso mirtilli, ribes nero e ciliegie maturi, lieve rabarbaro, humus, grafite, tabacco, cacao in polvere. Al palato morbido, sapido, caldo, dai tannini domati, finisce lungo in una bocca speziata.
Il fuori programma
Un fuori programma stra-gradito: una magnum di rosso Ossidiana 2018, Merlot 100% affinato 6 mesi in acciaio e il resto, a lungo, in bottiglia. Il vino che ho preferito: armonico e raffinato. Rosso rubino, all’olfatto è leggiadro, finemente ampio: viola, roselline, ciliegia, piccoli frutti scuri, marasca e prugna rossa ancora freschi, a cui si aggiunge un fine incenso, grafite e un finale smaltato elegante. Il sorso è scorrevole, dai tannini sottili, tanto frutto, grande sapidità (il marchio di fabbrica del territorio) e un guizzo di freschezza che garantisce finezza e doma il calore. Finisce molto lungo, saporito, floreale.
Il dolce, tozzetti, è stato abbinato con un ottimo liquore alle more fatto in casa.
Una gran bella serata conviviale tra amici…chissà che t’abbineranno alla prossima?