Carpineto: storia e vini d’annata nel cuore della Toscana

Di Saula Giusto – pubblicato su Mangia e Bevi 3 settimane fa

Fondata nel 1967, Carpineto è un’azienda toscana, a conduzione familiare, simbolo d’eccellenza del made in Italy. Prima del lockdown abbiamo degustato i suoi vini d’annata e questo è il nostro racconto.
Poco prima del lockdown, sono stata ospitata presso la grande azienda toscana Carpineto, per la presentazione delle nuove annate di Nobile di Montepulciano e di Brunello di Montalcino. Un’esperienza speciale che, visto quello che è successo poco dopo, a causa della pandemia, oggi nei miei ricordi è addirittura migliorata, assumendo quasi una dimensione onirica!

Il grande serbatoio trasformato in belvedere

Sì, perché il programma di due giorni, organizzato presso due delle cinque tenute dell’azienda, non è stato solo molto interessante e ricco di esperienze enoiche da ricordare, ma anche perché l’ospitalità di tutta la famiglia Zaccheo, per l’occasione presente al completo, è stata impeccabile e mi ha fatto sentire tanto a mio agio.

Il 20 febbraio siamo stati accolti, in tarda mattinata, presso L’Appodiato (sinonimo antico, in zona, di ‘Tenuta’) di Montepulciano, per un veloce light lunch (innaffiato da un gradevolissimo Spumante Brut) seguito da una meravigliosa esperienza degustativa chiamata “BACK to BACK”: una doppia verticale delle annate 2015, 2010, 2004 e 1998, sia del Vino Nobile di Montepulciano Riserva sia del Cru Vigneto Poggio Sant’Enrico.

A seguire, una veloce visita dell’azienda ci ha portati nella grande barriccaia, romantica e colma di effluvi ammalianti per ogni wine lover che si rispetti; poi in cima a un enorme serbatoio in acciaio, trasformato ad arte per godere di una vista mozzafiato della tenuta; infine in una grande sala piena di antiche macchine usate in passato per la produzione di vino.

Finita la degustazione, siamo stati accompagnati a Chianciano Terme, per una visita a sorpresa presso il museo etrusco dove, viste le pratiche di questo popolo misterioso e affascinante, abbiamo ‘respirato’ storia di vino antico.

La serata è stata organizzata nella bellissima Montepulciano, per una cena presso il noto Le Logge del Vignola, a suon di raffinate portate, abbinate ad altrettanti ottimi vini made in Carpineto!

La mattina dopo siamo stati accolti nella tenuta di Montalcino, in un piccolo delizioso casale, curato alla perfezione e circondato da vigneti siti a quasi 500m s.l.m. (uno degli insediamenti più alti della denominazione); una proprietà dal fascino romantico e bucolico, in cui si vivono appieno le atmosfere, di questa parte della Toscana vitivinicola, che i tanti turisti e wine lovers anelano. Qui abbiamo potuto degustare una verticale di Brunello: 2015, 2012 e 2010.

Carpineto: la storia

Carpineto è una bella storia familiare: Giovanni Carlo Sacchet e Antonio Mario Zaccheo la fondarono nel 1967, per creare un grande Chianti Classico, scelta a quel tempo non banale. Erano convinti che in Toscana si potessero produrre i vini della tradizione, ma migliorati, resi grandi grazie alle tecnologie più avanzate, visto che all’epoca non potevano essere esattamente considerati tali. Carpineto è cresciuta costantemente nel tempo, pur mantenendo la proprietà di famiglia, e oggi è un brand internazionale noto e di successo, con un export verso oltre 70 Paesi, Canada e Stati Uniti in testa.

Ha decuplicato la superficie dei vigneti e conta oltre 200 ettari su cinque ‘Appodiati’: Montepulciano, Montalcino, Gaville (Alto Valdarno), Dudda (Greve in Chianti) e Gavorrano. La produzione ammonta a circa 3 milioni di bottiglie l’anno, prevalentemente delle più note DOCG della Toscana: Chianti Classico, Brunello di Montalcino, Vino Nobile di Montepulciano.

Oggi le nuove generazioni, Caterina Sacchet, enologa, Elisabetta Sacchet, Francesca Zaccheo e Antonio Michael Zaccheo Jr., continuano a sperimentare per produrre eccellenza, sempre nel rispetto della tradizione toscana di qualità, del territorio e dell’ambiente, con una produzione sempre più ecosostenibile.

Queste le dovute premesse, per presentare con maggiore completezza una grande azienda vinicola italiana.

Ora, invece, voglio condividere il mio personale racconto e le impressioni più emozionali che questo breve viaggio mi ha donato. Avevo già incontrato Antonio Michael Zaccheo Jr. e sua moglie Bianca il 29 novembre scorso a Roma, presso lo Sheraton Roma Hotel (EUR), in occasione di una magnifica degustazione guidata, “Carpineto Grandi Vini di Toscana”, organizzata dalla Delegazione Autonoma di Roma e Castelli Romani della Fisar. La circostanza, molto breve e più formale, mi aveva consentito di percepire la personalità simpatica e umana di entrambi, ma solo superficialmente.

Spesso, nell’immaginario collettivo, i proprietari delle grandi aziende vinicole vengono posti, irrazionalmente, su una sorta di livello ‘intangibile’, che quasi non li rende percepibili quali persone ‘normali’. È uno strano automatismo psicologico, quello che ci fa associare i grandi numeri di produzione, i tanti ettari vitati (tanto quanto in caso di altri tipi di aziende, ad esempio di automobili, moda, ecc.), non a persone ma quasi ad esseri sovraumani, ‘diversi’. Ne deriva una sorta di strano ‘pregiudizio’ o soggezione, che dir si voglia. Se poi si aggiunga che Carpineto è l’unica azienda a produrre Nobile di Montepulciano nella sola tipologia Riserva, entrato per 3 anni anni (annata 2010, 2011, 2013) tra i top 100 al mondo nella classifica di Wine Spectator, allora tale sorta di soggezione raggiunge il massimo livello!

Anton Robert Zaccheo, Bianca Zaccheo, Saula Giusto e Antonio Michael Zaccheo

Ecco perché il conoscere i produttori di persona, capire l’umanità nascosta dietro una bottiglia è così importante! È successo anche a me con Carpineto e la famiglia Zaccheo: scoprire la una grande semplicità di approccio e l’accoglienza in famiglia, che ci è stata riservata, ha abbattuto quella sorta di pregiudizio di cui ho parlato e mi ha ‘aperto un mondo’, come si dice.

A partire dal capostipite Antonio Mario fino ad Anton Robert Zaccheo, il giovane nipote ventenne che ci ha accolti alla stazione, la famiglia tutta esprime quello che produrre vino in fondo significa: contatto diretto con la natura e visione della vita, nonostante i grandi numeri, semplice e concreta. Il loro modo di raccontarci la loro azienda ha rispecchiato perfettamente tale semplicità e concretezza e mi ha lasciato davvero un bel ricordo, a livello anche umano.

Per info ulteriori: https://www.carpineto.com/

Ricordo enfatizzato e reso ancora più indelebile dai grandi vini degustati, ovviamente!

La degustazione
Iniziamo dalla fantastica doppia verticale fatta presso l’Appodiato di Montepulciano, che ha aperto le proprie danze con il Nobile di Montepulciano Riserva: Uve: Sangiovese (Prugnolo Gentile) minimo 70% e non più di 30% tra Canaiolo e altre varietà autorizzate. Vinificazione: fermentazione con macerazione delle bucce per dieci – quindici giorni a temperatura entro i 30°C e frequenti i rimontaggi. Affina per due anni in grandi botti ovali di rovere di Slavonia ed in barriques di rovere francese da 225 litri, seguiti da ulteriori 6 mesi in bottiglia.


Annata 2015
Rosso rubino trasparente, leggermente scuro, unghia granato. Naso ancora giovane, tutto giocato su intensità e finezza, in cui è ancora ben presente un frutto fresco, ’amarena, mirtillo, tanta mora; a cui segue una bella violetta ed una sinfonia di terziari ancora accennati, ma fusi: tabacco biondo, radice di liquirizia e un lieve incenso. Al palato conferma finezza, intensità, rispondenza e si presenta decisamente caldo e sapido, molto fresco e dal tannino ‘rampante’, ma già di velluto. Chiude molto lungo, saporito e pulitissimo. Ancora un bebè, con grandissime prospettive evolutive.

Annata 2010
Rosso tra il rubino e il granato trasparente e brillante, unghia granato. Naso di gran fascino, colmo di tante sensazioni che cambiano a ogni frazione di secondo: tamarindo, granatina, cola, scorza d’arancia, leggera cannella e chiodo di garofano, tabacco, tanta acqua di rose e tanta classe. Al palato sorprende per la grande giovinezza e per la conferma in eleganza: tonico per freschezza, sapido oltremisura, ma anche morbido e perfettamente rispondente; chiude infinito, saporito, con un vago sapore di tamarindo e rosa. L’ho trovato magnifico, davvero di gran classe, a conferma di una grande annata, in zona.

Annata 2004
Colore molto simile al precedente. Qui si cambia registro, con un corredo aromatico speziato e tostato, sempre molto fine: caffè, caramello, noce moscata, pepe nero, pomodoro secco, rosmarino e una netta rosa appassita. Al palato è un velluto, molto bevibile e gradevole, sempre fresco e sapido, dal finale molto lungo e pulito. Uno dei meno ‘massicci’ rispetto a tutti i vini degustati, risulta, per questo, forse uno dei più versatili.

Annata 1998
Colore sempre in linea con i precedenti, leggermente più scuro. Naso meno intenso, ma sempre giocato, come nella 2004, su note marcate terziarie e speziate fini, in cui prevale un po’ di più il tabacco scuro e la noce moscata. Al palato è altrettanto simile, forse un po’ più sapido, ma sempre morbido e bevibile. Leggermente più misurato nella persistenza e nel corpo, ma non tradisce in eleganza. Un ‘gemello diverso’ rispetto al 2004, che lo rende, comunque, molto abbinabile ad un buon pasto sostanzioso.

Ora ecco i miei appunti della verticale di Poggio Sant’Enrico:
Uve: 100% Sangiovese. Fermentazione alcolica grazie a lieviti autoctoni in piccole vasche di cemento, con frequenti rimontaggi a 25-30°C; macerazione per 13 gg e malolattica svolta completamente. Affinamento in barriques nuove per poco più di 12 mesi, imbottigliamento in assenza di filtrazioni ed ulteriore sosta per oltre 45 mesi.

Annata 2015
(un’anteprima, che deve sostare ancora a lungo in bottiglia prima di essere messo in vendita)

Rosso rubino trasparente, unghia granato, brillante. Al naso è molto verticale e ampio: regala un’esplosione di frutta non ancora matura scura, mirtillo e ribes nero su tutto, seguito da viola e rosa, grafite, goudron, cacao amaro, liquirizia e un finale balsamico. Altrettanto esplosivo in bocca, un puledro di gran corpo, ancora scalpitante per grande freschezza e tannini in evoluzione, ma dalla fattezza finissima, che restituisce tutto il frutto percepito al naso e che galoppa in un finale lunghissimo e saporito. Ovviamente un gran cavallo di razza, che deve crescere e maturare con tanta calma.

Annata 2010
Rosso granato, trasparente e brillante. Al naso sorprende per l’estrema gioventù, nonostante l’età, tradotta in intense note fruttate di amarena e mirtillo, rosa rossa matura; poi arriva l’iniziale evoluzione e i terziari a base di tamarindo, tabacco biondo, cioccolatino boero, cola, chiodo di garofano, tutto elegantemente soffuso. Sarà l’annata, ma in bocca ho di nuovo apprezzato gran classe e finezza, che si esprimono in un corpo non massiccio, ma piuttosto ‘sinuoso’ e tonico. In grande equilibrio e perfetta rispondenza, grazie ai tanti sentori sottili che ritornano, alla spalla acida di perfetto supporto, ottima sapidità e un lunghissimo sapore che permane e sa di tamarindo. L’eleganza dei 2010, confesso, mi conquista sempre.

Annata 2004
Colore molto simile al precedente. Al naso il corredo è più evoluto e meno verticale, ma sempre fine: emerge una bella scorza d’arancia, china, tanto tabacco scuro e tostatura lieve, di caffè torrefatto, su un finale balsamico. Il palato si allinea rispetto all’olfattiva e si presenta misurato, ma di buon equilibrio e di buona persistenza, grazie sempre alla freschezza ancora vivace. A conferma di quanto detto in precedenza, un millesimo non esplosivo, ma molto versatile ed abbinabile.

Annata 1998
Rosso granato, trasparente e brillante. Un altro naso dotato di gran fascino, complesso, che alla granatina e al tamarindo unisce una marcata speziatura, pepe nero e chiodo di garofano, noce moscata e caffè, seguito da cipria, leggero incenso, alloro. Al palato stupisce per potenza e corpo, non sminuiti dall’età, la sempre vivida freschezza e un gran sapore che chiude lunghissimo, pulito, e che mi lascia un ricordo di caffè. L’ho trovato sorprendente.


Ora ‘affrontiamo’ insieme l’altro Appodiato, quello di Montalcino e i tre Brunello di Montalcino degustati. La tenuta, più recente e dimensionata, è forse per questo dotata di grande fascino. I suoi vigneti si confermano tra i più alti della denominazione, ‘arroccati’ a circa 500 mt. sul livello del mare, siti su terreni ultra-millenari composti da argille, scisti, calcari marnosi e arenarie quarzose.

Uve: 100% Sangiovese Grosso. Macerazione in rosso, di media durata, con controllo della temperatura di fermentazione. Affinamento: 3 anni in botti di rovere di Slavonia di diversa capacità, quindi sei mesi e oltre di affinamento in bottiglia.

Annata 2015
Rosso rubino molto brillante, trasparente. Al naso ti investe per una grande intensità scalpitante, fatta di violetta e rosa fresche, lampone acidulo, ciliegia e amarena croccanti, cacao in polvere, liquirizia, mina di matita. Intenso e scalpitante anche al palato, di grande grazia e potenza, ma ancora tutto da domare nei tannini e marcata acidità. Ottimo nella retrolfattiva e davvero molto lungo, conferma tutte le aspettative di una grande annata, che impone la sosta in cantina per almeno cinque anni, al fine di dare il meglio di sé.

Annata 2012
Rosso rubino intenso, con leggeri riflessi granato al naso certamente meno esplosivo, ma intrigante, complesso, elegante, in cui prevale l’amarena e la marasca, il sottobosco, la radice di liquirizia, il mallo di noce e tanto tabacco scuro. Altrettanto sensuale al palato: vellutato, di giusto calore e ottimamente sapido e fresco a donare equilibrio. Garantita anche la rispondenza, in un bel finale lungo e pulito dal buon sapore. Bella prova di un’annata che il tempo ha sicuramente rivalutato.

Annata 2010
Rosso tra il rubino e il granato, trasparente e brillante. Bellissimo naso dotato di tanto fascino, complessità e classe, in cui prevale un’intera scatola di sigari, note di eucalipto e mentolate, prugna e frutti rossi secchi, rosa appassita, incenso, noce moscata, cannella, rosmarino. Davvero tante le sensazioni regalate. Al palato conferma in toto fascino ed eleganza per la beva aggraziata, ancora di grande freschezza, minerale, ma anche setosa ed appagante. Lungo oltremisura… buonissimo. Grande annata.