Di Saula Giusto
Qualche giorno fa ho accolto con tanto piacere l’invito della Parisianne in Rome, la deliziosa Laetitia Chaillou, per un Press Tour presso Cantina Gaffino, una azienda che si può definire nuova e innovativa, nonostante racconti una storia ed un’avventura nata quasi sessant’anni fa.
Ho accolto con entusiasmo l’invito di Laetitia, perché avevo conosciuto a febbraio Gabriele Gaffino, il titolare dell’azienda e i suoi vini per I Migliori Vini di Luca Maroni a Roma 2020, poco prima del lockdown. In tale occasione, oltre ad aver rilevato la qualità di vini molto espressivi di un territorio vitivinicolo laziale oggi ancora poco conosciuto e sfruttato, ho molto apprezzato la solarità, la bella capacità comunicativa e l’approccio mentale aperto ed innovativo di Gabriele.
Ero, dunque, assolutamente curiosa e motivata a fare un giro nelle vigne e nelle cantine dell’azienda, oltre che di assaggiarne e riassaggiarne i vini! Gabriele ci ha accolti nello stesso modo in cui mi aveva accolta da Luca Maroni: con un grande sorriso, semplicità e simpatia, mettendoci tutti a nostro completo agio.
Cantina Gaffino, come la conosciamo oggi, nasce nel 2014 proprio dalla volontà e determinazione di Gabriele il quale, dopo un passato nel mondo della comunicazione e del marketing, ha seguito la passione che già in passato aveva condotto, il nonno prima e il padre poi, a produrre uva da vino in questo territorio così vocato, anche storicamente. L’azienda si trova lungo la via Ardeatina, a pochi chilometri da Roma e dalle coste del mar Tirreno, verso sud, nel comune di Ardea.
La sua storia risale al 1961 quando il nonno di Gabriele, Federico Gaffino, nato nella grande città industriale scozzese di Glasgow, da una famiglia di emigrati contadini, rientrato in Italia crea una proprietà agricola in cui pianta e coltiva anche uva da vino, diventando uno dei maggiori conferitori del territorio. Nonostante Federico non produca bottiglie ed etichette con il proprio marchio, da subito decide di produrre uve da vino di qualità escludendo, ad esempio i sistemi d’impianto a tendone più produttivi, scelta assolutamente illuminata e in controtendenza a quel tempo.
Questo imprenditore agricolo aveva intuito il valore di vocazione vitivinicola anche storica di questo territorio: la particolare posizione geografica, le composizioni geologiche dei terreni, l’esposizione dei vigneti, la vicinanza al Mar Tirreno; condizioni il cui combinato disposto regala le perfette condizioni per una crescita sana ed equilibrata della vite, dei suoi frutti e di produzione di vini eccellenti.
Federico trasmette la propria passione per la coltivazione di questa terra e l’indole a produrre non prescindendo dalla qualità, prima al figlio Giuseppe, poi al nipote Gabriele, l’attuale proprietario, che per primo decide di imbottigliare ed etichettare con il proprio marchio.
Oggi la proprietà si estende su una superfice complessiva di circa trentadue ettari (di cui attualmente ventotto vitati), su vocati suoli vulcanici e argillosi. L’origine geologica di quest’area, infatti, si può attribuire inizialmente all’emersione dal mare delle sue terre, caratterizzate da lagune e paludi (con creazione di una base sabbiosa ed argillosa, ricca di fossili marini); poi al deposito di consistenti strati di tufi e pozzolane di origine vulcanica, conseguenza di ben 4 eruzioni del cosiddetto Vulcano Laziale, che si sono susseguite tra i 600.000 e i 20.000 anni fa.
A rendere il territorio particolarmente vocato, contribuisce appieno anche la situazione climatica: passeggiando tra i vigneti si viene costantemente investiti da una gradevole e costante brezza marina, proveniente dalla costa tirrenica (che non trova ostacoli davanti a sé), che mitiga il caldo torrido nei mesi estivi, il freddo più rigido nei mesi invernali e che, seccando l’aria, contrasta malattie ed insetti, rendendo le uve sane. A corollario di questa situazione geografica già vantaggiosa, si aggiunga la presenza, alle spalle dell’azienda, verso l’entroterra, dei Colli Albani e dei Monti Lepini che, a corona, proteggono i vigneti da venti freddi e intemperie provenienti da nord e nord ovest.
Non è un caso che qui la vite si coltivasse già più di duemila anni fa e che la zona fosse considerata vocatissima, a produrre vini di gran qualità, già dai nostri illustri avi Antichi Romani!
La scelta dei vitigni coltivati è in parte il risultato delle scelte adottate da nonno Federico nei primi anni di conduzione, in parte dell’introduzione di nuovi impianti adottati da Gabriele. Il risultato è la presenza in azienda di vitigni sia autoctoni (come il Montepulciano, il Cesanese, il Sangiovese, i Trebbiani e le Malvasia) che internazionali (come il Merlot, il Viognier, il Syrah, il Cabernet Sauvignon o il Petit Verdot), al fine di creare uno stile produttivo adatto a presentarsi, con successo, sia nel mercato nostrano che nei mercati internazionali.
Non a caso, infatti, i mercati principali di riferimento sono Stati Uniti (uno dei primi a cui è riuscito ad arrivare Gabriele), Inghilterra, Germania, Germania, Giappone, Danimarca, Svizzera, Belgio, forse anche grazie alle capacità dell’odierno titolare che, prima di assumere questo ruolo in azienda con un impegno al 100%, faceva impresa come art director e graphic designer (occupandosi di comunicazione visiva, dal brand identity alla grafica btl, alle interfacce grafiche per siti web).
Paradossalmente, oggi Cantina Gaffino ha bisogno di farsi più spazio nel mercato locale e nostrano, situazione in effetti affine ad altre aziende italiane e ancor più laziali, constatazione che provoca anche una punta di rammarico.
L’azienda si estende per si estende per 32 ettari, di cui 28 vitati, con una capacità produttiva di circa 200.00 bottiglie annue. Le varie tipologie proposte sono prodotte esclusivamente con le uve coltivate in azienda, in piena conversione biologica.
Per capire lo stile produttivo di Gabriele, che ha sin dall’inizio avuto un’idea precisa di quello che voleva realizzare, basta leggere le sue parole: “…produciamo dei vini moderni, con una bevuta piacevole. Vini complessi ma non inutilmente complicati, che lasciano spazio a un’emozione. L’emozione della scoperta delle sfaccettature che ci sono in un bicchiere di vino.” Aggiungerei che Gabriele cerca di ‘trovare la quadra’ tra espressione del territorio e modernità, tra grande struttura (che qui è facile ottenere) e finezza.
La scelta delle etichette è in parte legata all’evocazione di origini e storia antichissime come, per esempio, per il Roma DOC Rosso e l’Opimiam (IGT Lazio Syrah).
Per le altre etichette, invece, Gabriele si è divertito a recuperate antiche unità di misura usate nel ‘500, che determinavano la quantità di misura obbligatoria (in ottemperanza di una bolla papale) da servire ai commensali nelle osterie romane, anche per evitare truffe!
Il Cardinale (IGT Lazio Cesanese), Tubbo (IGT Lazio Merlot), Fojetta (IGT Lazio Viognier), Sospiro (IGT Lazio Bianco) e Buon Bastardo (IGT Lazio Cabernet Sauvignon) hanno, in tal senso, una divertente storia da raccontare.
Dal lontano ‘500, infatti, e fino a pochi anni fa, il vino sfuso era l’unico servito nelle varie osterie di Roma, in recipienti corrispondenti a unità di misura e quantità precise, dai nomi molto pittoreschi: Sospiro o Sottovoce era un semplice bicchiere, corrispondente ad un decimo di litro; poi c’era il Cirichetto, cioè un quinto di litro, il Quartino da 1/4, la classica Fojetta da mezzo litro e il Tubbo, un litro. La caraffa da due litri veniva invece chiamata Cardinale o Barzilai (dal nome di un politico romano di fine ‘800 che usava offrire vino in gran quantità ai suoi elettori).
Gabriele ha deciso di valorizzare, così, le antiche usanze romane, proponendole in chiave ultramoderna, anche divertendosi un pò.
Una bella novità dell’azienda è l’e-commerce- https://gaffinoshop.it/ – per i clienti privati, con consegna su Roma e provincia gratuitamente e con un piccolo extra su tutto il territorio nazionale.
Per ulteriori info: https://cantinagaffino.it/azienda/
Ecco le mie note di tutti i vini degustati.
Sospiro 2019
Uve: Trebbiano Verde e Malvasia Puntinata. Vinificazione: macerazione prefermentativa a freddo sulle bucce a 8° per 48 ore, successiva fermentazione a freddo a 12°c per 12 giorni; fermentazione alcolica in acciaio; malolattica non svolta.
Giallo tra il paglierino ed il verdolino scarichi, riflessi verdolini, molto brillante. Naso verticale, particolare, che fonde fiori ed erbe aromatiche (leggero gelsomino, salvia, lievi note di menta) a condire un netto cedro, mela acerba, su un finale di pietra focaia. Al palato ha un buon corpo, è caldo, fresco, sapido e lascia una bocca molto buona, che regala un lungo sapore di cedro e leggermente ammandorlata.
Fojetta 2019
Uve: Viognier 100%. Vinificazione: macerazione pre-fermentativa a freddo sulle bucce a 8° per 48 ore, successiva fermentazione a freddo a 12°c per 12 giorni; fermentazione alcolica in acciaio; malolattica non svolta.
Giallo dorato carico, brillante, consistente. Al naso intenso, opulento, fruttato: pesca percoca, albicocca, ananas e mago freschi; poi maggiorana, fietra focaia e lieve nota iodata. Palato equilibrato, pronto: morbido, caldo molto rispondente e decisamente sapido. Il finale è lungo, dal frutto intenso e saporito.
Tubbo 2019
Uve: 100% Merlot. Vinificazione: macerazione sulle bucce per 22 giorni, fermentazione alcolica in acciaio, malolattica completamente svolta; chiarifica in botti per 4 mesi, poi ulteriori 2 mesi in bottiglia.
Rosso rubino carico, unghia porpora. Naso tipico che propone una ciliegia e cassis freschi, amarena sotto spirito, poi cioccolato fondente, tabacco, lieve smalto, grafite e soffio balsamico. Palato pieno, morbido, caldo, di corpo, di buona freschezza e grande sapore, che finisce lungo e saporito. Di grande piacevolezza.
Il Buon Bastardo 2017
Uve: Cabernet Sauvignon 100%. Vinificazione: macerazione a freddo prefermentativa a 10°c per 12 ore, macerazione sulle bucce per 24 giorni; fermentazione alcolica in acciaio; malolattica completamente svolta in barriques, chiarifica in barriques per 6 mesi e ulteriori 6 mesi in bottiglia.
Rosso rubino scuro, unghia porpora, consistente. Naso più cupo: frutta più scura (mirtilli e more), fusi a hummus, rosmarino, lieve origano, poi tabacco scuro, canna di fucile, radice di liquirizia, lieve cenere. Al palato è fine, equilibrato, dal tannino setoso, ottimamente rispondente e sempre estremamente saporito, con un lungo finale che sa di liquirizia dolce.
Il Buon Bastardo 2016
Rosso rubino ancora vivido, unghia tra rubino e porpora. Naso sempre cupo, ma intrigante, fuso, in cui il frutto di bosco è più maturo ma sempre integro, conservato in una scatola di sigari, spruzzato di grafite, condito con noce moscata e lieve nota balsamica. Pronto al palato: morbido, setoso, dal giusto calore, sempre molto rispondente e saporito, lascia un lungo sapore che sa di tabacco e spezia.
Opimiam 2017
Uve: Syrah 100%. Vinificazione: macerazione a freddo pre-fermentativa a 10°c per 12 ore, macerazione sulle bucce per 22 giorni; fermentazione alcolica in acciaio; fermentazione malolattica completamente svolta in barriques; chiarifica in barriques per 6 mesi e ulteriori 6 mesi in bottiglia.
Rosso cupo, unghia granato, consistente. Naso raffinato, intenso, subito speziato: il pepe rosa, chiodo di garofano e lieve incenso condiscono un misto di ribes rosso e mirtillo, in un finale piretico e di lieve mina di matita. La beva è altrettanto fine, raffinata, dal tannino setoso, calda, di buona freschezza, sempre molto sapida e rispondente. Lascia un lungo buon sapore al palato, pulito e speziato.
Opimiam 2016
Rosso rubino pieno, meno cupo, consistente. Naso affascinante ed intrigante, intenso, ampio: rosa canina, melograno, cassis, liquore al mirtillo, cola, leggero pomodoro secco, inceso, chiodo di garofano, alloro, sempre su un finale piretico. In bocca tutto torna, specie il melograno e le spezie ed è vellutato, sinuoso, fresco, sempre saporito e molto lungo. Un millesimo davvero riuscito e buonissimo.
Cardinale 2019
Uve: Cesanese 100%. Vinificazione: macerazione a freddo prefermentativa a 10°c per 12 ore, macerazione sulle bucce per 22 giorni; fermentazione alcolica in acciaio; malolattica completamente svolta in barriques; chiarifica in barriques per 6 mesi.
Rosso scuro, di lieve trasparenza. Naso intenso, interessante: pepe nero, spezie fini, poi rosa rossa, mora fresca, ribes rosso, incenso e canna di fucile, liquirizia dolce. Al palato giovane, un po’ scapitante per freschezza e tannino, ma promette bene, grazie al buon corpo, giusto alcol e sempre rispondenza e sapidità marcata. Finisce persistente lasciando una bocca che sa di liquirizia dolce.
Doc Roma Rosso
Uve: 50% Montepulciano, 35% Sangiovese, 15% Petit Verdot. Vinificazione: macerazione a freddo prefermentativa a 10°c per 12 ore; macerazione sulle bucce per 24 giorni; fermentazione alcolica in acciaio; malolattica completamente svolta in barriques; chiarifica in barriques per 12 mesi, poi ulteriori 6 mesi in bottiglia.
Rosso intenso e scuro, unghia granato, consistente. Naso intenso, complesso e profondo, che dona un immediato mirtillo, visciola ed amarena sotto spirito e che poi svela la viola appassita, le spezie (noce moscata, chiodo di garofano) ed il tabacco scuri, il cacao amaro, l’alloro, su un finale leggermente balsamico. A palato è importante, sontuoso, già equilibrato grazie a un sorso vellutato e decisamente caldo, che si equilibra grazie ad una buona spalla acida e sempre, inesorabile, alla marcata sapidità regalata da terreno e brezza marina. Anche nel finale non si smentisce ed è molto lungo, rispondente e decisamente saporito. Un vino importante per struttura e complessità, che non tradisce, però, per eleganza.