Di Matteo Gerardi
Qualche giorno di pausa dal lavoro, a fine marzo, mi ha permesso di partire alla scoperta di una Doc toscana che volevo approfondire da tempo, quella di Bolgheri.
Questa denominazione, abbastanza giovane, è una delle più famose sul mercato estero ed ha saputo ritagliarsi, in pochissimi anni, un ruolo di primo piano all’interno dell’enologia italiana.
La storia della Doc Bolgheri
La sua storia inizia negli anni ’40 del ‘900, quando il Marchese Mario Incisa della Rocchetta decide di impiantare delle marze di Cabernet Sauvignon nella sua tenuta di Castiglioncello e di produrre un vino destinato a durare nel tempo. La vendita di questo prodotto innovativo inizia negli anni ’70, quando viene commercializzata la prima annata di Sassicaia (vendemmia 1968) ed in breve tempo, grazie anche ai favori della critica, questo vino riesce ad imporsi ad alto livello nei mercati europei.
Il primo disciplinare di tutela venne approvato solamente nel 1983 ancora privo di menzioni riguardanti i vitigni internazionali, rilegando così i vini rossi di Bolgheri alla mera classificazione di vino da tavola o al più di Supertuscan. Il successo crescente dei vini provenienti da questa zona spinse solo nel 1994, alla modifica del vecchio disciplinare con il conseguente permesso di produrre vini da uvaggi internazionali a denominazione Bolgheri.
Oggi la Doc si estende su un territorio abbastanza grande, che conta circa 1000 ettari vitati. Per tentare di comprendere ogni sfumatura del territorio ho coinvolto nel mio tour quattro aziende collocate in punti diversi: Podere Grattamacco a Nord-Est, Tenuta Argentiera a Nord-Ovest, Mulini di Segalari e Campo alla Sughera poste entrambe in posizione centrale tra la collina ed il mare ma dotate di terreni completamente differenti.
Podere Grattamacco
Questa azienda nasce nel 1977 per volere di Pier Mario Meletti Cavallari (la seconda in ordine di tempo dopo Tenuta San Guido) e fa parte dei produttori storici della denominazione.
Oggi appartiene al gruppo di Colle Massari e possiede 29 ettari vitati posti in collina, tra i 100 ed i 200 m s.l.m.
La linea produttiva:
comprende un Bolgheri bianco (100% Vermentino), un Bolgheri rosso (50% Cabernet Sauvignon, 20% Franc, 20% Merlot, 10% Sangiovese), Un Bolgheri superiore Grattamacco (65% Cabernet Sauvignon, 20% Merlot, 15% Sangiovese) ed un Bolgheri rosso superiore con viti allevate ad alberello (70% Cabernet Sauvignon, 30% Franc). Nonostante la fama ed i tanti anni di vita alle spalle hanno saputo mantenere sempre un livello qualitativo altissimo. I vini che più mi hanno colpito sono il Bolgheri bianco ed il Bolgheri superiore.
Bolgheri doc bianco 2021:
si presenta alla vista con un colore giallo paglierino dai riflessi dorati, al naso apre con profumi di pera matura e agrumi poi prosegue con sentori che ricordano la pietra focaia e la vaniglia, sullo sfondo note di erbe aromatiche. Al palato è fresco, sapido e persistente, dotato di un gran corpo. La beva è molto piacevole, quasi cremosa. 14 gradi. L’affinamento prevede fino a sei mesi di affinamento in barriques.
Bolgheri Doc Superiore Grattamacco 2018:
si presenta alla vista con un colore rosso rubino, al naso profumi floreali di viola, note fruttate di prugna matura e marasca, seguono tanti terziari tra cui liquirizia, fumè e pepe nero. Al palato è tannico e dotato di una bella acidità, il corpo è imponente. La beva è calda, in fin di bocca emerge un piacevole rimando alla liquirizia. 14,5 gradi. L’affinamento prevede fino a 18 mesi in barriques. È l’unico vino rosso della denominazione ad aver mantenuto una percentuale di Sangiovese nel blend.
Tenuta Argentiera
Questa azienda nasce nel 1999, possiede 80 ettari vitati. E’ la proprietà più prossima al litorale tirrenico e contemporaneamente quella che raggiunge la massima altitudine in tutto il territorio bolgherese. Il nome della tenuta è un omaggio al territorio: infatti, nel catasto granducale del ‘700 già si faceva menzione ad un podere Argentiera, probabilmente chiamato così grazie alla presenza di miniere d’argento collocate in zona. Oggi appartiene all’imprenditore austriaco Stanislaus Turnauer.
La linea produttiva:
comprende sei etichette: Poggio ai Ginepri bianco (Vermentino 100%), Poggio ai Ginepri rosato (Cabernet Sauvignon 80%, Syrah 20%), Poggio ai Ginepri rosso (40% Cabernet Sauvignon, 30% Merlot, 20% Cabernet Franc, 10% Petit Verdot), Villa Donoratico Bolgheri rosso (40% Cabernet Sauvignon, 35% Merlot, 20% Franc, 5% Petit Verdot), Tenuta Argentiera Bolgheri superiore rosso ( 50% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot, 10% Franc) ed il Ventaglio (Cabernet Franc 100%). I vini che più mi hanno colpito sono il Villa Donoratico Bolgheri rosso ed il Tenuta Argentiera Bolgheri superiore rosso.
Villa Donoratico Bolgheri rosso 2019:
si presenta con un colore rosso rubino dai riflessi granati. All’olfatto emergono note erbacee di foglia di pomodoro e peperone verde, in seguito profumi fruttati di amarena e visciola, sullo sfondo note terziare di potpourry, cuoio e vaniglia. Al palato è morbido e rotondo, dotato di un bel tannino e una bella freschezza, dal corpo importante. In fin di bocca emergono sentori di liquirizia e china. 14.5 gradi. L’affinamento prevede 12 mesi in tonneaux.
Tenuta Argentiera Bolgheri Superiore Rosso 2018:
si presenta con un colore rosso rubino. All’olfatto apre con sentori balsamici di eucalipto, mentolo e macchia mediterranea, seguono profumi di prugna essiccata e sentori terziari di pepe nero e cacao. Al palato è morbido, dotato di un tannino vellutato e di una freschezza piacevole, lunghissima persistenza. 14.5 gradi. L’affinamento prevede fino a 14 mesi in tonneaux.
Mulini di Segalari
Questa azienda, con i suoi 2.5 ettari, è una delle realtà più piccole presenti a Bolgheri. L’unica fin ora ad essere certificata biodinamica da Demeter.
La loro storia inizia nel 2002 quando Emilio e sua moglie Marina decidono di acquistare una piccola proprietà nel cuore della denominazione e di impiantare alcuni vigneti nei pressi di due storici mulini del ‘700 oggi restaurati e adibiti a locali-cantina.
La linea produttiva
Attualmente la linea è composta da sei etichette: Un po’ più su del mare Bolgheri Doc bianco (Vermentino 85%, Manzoni bianco 11%, Viognier 4%), Ai confini del bosco Bolgheri Doc rosato (Merlot 50%, Syrah 30%, Petit Verdot 20%), Soloterra Igt Toscana (Sangiovese 100%), Ai confini del bosco Bolgheri Doc rosso (25 % Cabernet Sauvignon, 25% Franc, 50% Merlot), Mulini di Segalari Bolgheri Doc superiore rosso (Cabernet Sauvignon 80%, Merlot 20%), Soloterra Igt Costa Toscana (Petit Verdot 100%). I vini che più mi hanno colpito sono il Bolgheri Doc rosso Ai confini del bosco e il Mulini di Segalari Bolgheri Doc superiore rosso.
Ai confini del bosco Bolgheri Bolgheri rosso 2019:
si presenta con un colore rosso rubino. All’olfatto apre con note floreali di viola poi seguono sentori di ribes e mora, in seguito note terziarie di pepe nero e vaniglia, sullo sfondo profumi balsamici. Al palato emerge una freschezza vibrante ed un tannino ancora pungente, non troppo persistente. 13 gradi. L’affinamento prevede 1 anno in botte grande.
Mulini di Segalari Bolgheri Superiore 2018:
si presenta con un colore rosso rubino dai riflessi granati. All’olfatto apre con note verdi di peperone, poi profumi fruttati di mora e ribes, in seguito terziari che ricordano il pepe nero ed il fumè, sullo sfondo tanta balsamicità. Al palato è morbido con tannini levigati e una freschezza non troppo invadente, lunga persistenza. Medio corpo, 13.5 gradi. L’affinamento prevede 18 mesi in botte piccola.
Campo alla Sughera
L’azienda nasce nel 1998 nel cuore della denominazione grazie alla volontà della famiglia Knauf, attuali proprietari della tenuta. Oggi i vigneti si estendono per 16 ettari, protetti dalle colline e influenzati dall’aria marina proveniente da Ovest. La prima etichetta, un Bolgheri Doc superiore, nasce nel 2001.
La linea produttiva
Oggi vengono prodotte quattro etichette più una ad edizione limitata: Arioso Igt Toscana (Vermentino 100%), Adeo Bolgheri Doc rosso (60%Cabernet Sauvignon, 40%Merlot), Arnione Bolgheri Doc rosso superiore (40% Cabernet Sauvignon, 20% Franc, 20% Merlot, 20% Petit Verdot), Campo alla sughera Igt Toscana (Petit Verdot 50%, Cabernet Franc 50%). Grazie ad uno studio sulla morfologia dei terreni portato avanti dalla famiglia proprietaria, oggi i vigneti sono divisi in unità di vocazione attitudinale e vinificati separatamente. I vini che più mi hanno colpito sono Adeo Bolgheri doc rosso e Arnione Bolgheri doc rosso superiore.
Adeo Bolgheri Doc Rosso 2019:
si presenta alla vista con un colore rosso rubino. All’olfatto note floreali di rosa e viola poi seguono sentori fruttati di marasca, profumi di pepe nero, chiodi di garofano e liquirizia. Al palato è fresco con un tannino ben integrato, la bevuta è fine ed elegante. 13.5 gradi. L’affinamento prevede fino a 12 mesi di barriques.
Arnione Bolgheri Doc Rosso Superiore 2018:
si presenta alla vista con un colore rosso rubino dai riflessi granati. All’olfatto note verdi di peperone, sentori fruttati di frutti di bosco maturi, profumi speziati di chiodi di garofano e cannella. Al palato è rotondo e morbido, i tannini sono vellutati, la freschezza è ben bilanciata. 14.5 gradi. L’affinamento prevede fino a 24 mesi in barriques.
Il mio viaggio, conclusioni
Tutte e quattro le aziende visitate, ognuna con le proprie caratteristiche e peculiarità, sono espressione di un particolare modo di interpretare questa famosa denominazione che rappresenta l’Italia agli occhi del mondo. Poco più di un giorno è sicuramente poco per conoscere nel dettaglio la Doc Bolgheri, molto probabilmente è un viaggio che rifarò per conoscere altri produttori di cui, fin ora, ho solo sentito parlare.