Di Saula Giusto
Un tantino di nuvole, un filo di pioggia, un paio di gradi di meno e…subito si stappa un altro bel rosso! Complice anche una cena semplice e casalinga a base di bistecche di manzo e patatine fritte et voilà, il gioco è fatto! ‘Gioco’ nel senso di altro gradevolissimo abbinamento con un bel Chianti Classico Riserva 2007 di Villa Cafaggio.
Eh sì, avevo proprio voglia di Chianti e anche di stappare un 2007, per testare la tenuta nel tempo di un’annata così calda. Se poi parliamo di un’area di produzione come quella di Panzano e di un’azienda storica come Villa Cafaggio, la voglia di stappare questo vino è risultata irresistibile!
Panzano è un delizioso borgo di Greve in Chianti, che sorge su una dolce collina, lungo la via Chiantigiana che attraversa il cuore del Chianti Classico (o Gallo Nero) e che si affaccia sulla Conca d’Oro, zona storica per la viticoltura e da sempre vocata alla produzione d’eccellenza. La composizione del terreno di Panzano, in cui i vigneti sono coltivati tra i 350 e i 700 mt. s.l.m. è uno dei segreti di tale eccellenza: un prezioso misto di galestro ed alberese (nelle altre zone del Classico prevale o l’uno o l’altro), tipologie di roccia che regalano ai vini finezza e caratteristiche uniche. Il secondo segreto è la situazione pedoclimatica e la presenza di una ventilazione costante, che garantisce salubrità alle uve. Suolo, altitudine ed esposizione rendono dunque la zona un terroir privilegiato: se si volesse creare il paragone con il territorio francese, relativamente alle sottozone del Chianti Classico, la Conca d’Oro sarebbe sicuramente classificata come Grand Cru. I Chianti prodotti in questo territorio presentano caratteristiche uniche ed irripetibili: sono dotati di notevole struttura, sono particolarmente longevi e, a seconda delle annate e delle microzone, risultano anche più austeri, ma sempre estremamente fini.
Nello stadio evolutivo iniziale, in questi vini, la prevalenza delle cosiddette “componenti gustative dure”, più marcata in alcune annate, è un tratto distintivo, così come la loro grande capacità d’invecchiamento. Un’altra mirabile peculiarità è il complesso carattere minerale ed il sentore quasi “di terra” che li contraddistingue, a cui si accompagnano eleganti e nette note floreali di viola e rosa, più marcati sul versante di Greve.
Questi vini sono prodotti per il 90% in regime biologico, in alcuni casi anche biodinamico, grazie alla determinazione dell’Unione Viticoltori di Panzano che, sin dalla fondazione, ha fortemente lavorato per creare, in questa zona, la più grande vigna bio di tutto il Chianti Classico e, di fatto, il primo “bio-distretto” vitivinicolo d’Italia.
In questa bella e vocata ‘Valle dell’Eden’ sorge Villa Cafaggio con i suoi grandi vini.
Le origini della cantina sono antiche e suggestive: nel terreno della tenuta si coltivava la vite già in epoca longobarda, tanto che il suo nome deriverebbe da “cahago” (campo recintato, coltivato). Di certo, Villa Cafaggio era già un podere vitato nel 1498, tanto che topografiche databili al 1565 ne testimoniano l’esistenza. Passò di mano in mano ed ebbe alterne fortune fino a quando, negli anni ’60, fu acquisita dalla famiglia Farkas, che la rilevò in uno stato di abbandono totale. Nel tempo, Stefano Farkas restaurò le cantine e reimpiantò oliveti e vigneti, dando nuova vita a un’azienda che sembrava inevitabilmente destinata al tramonto. Dal 2004 l’azienda è controllata dalla cantina La-Vis, gruppo trentino che ha introdotto un nuovo approccio con il vino e diverse strategie di mercato, che in ogni caso hanno consacrato Villa Cafaggio come una delle aziende chiantigiane più conosciute a livello mondiale.
Oggi si estende per circa 68 ha in un terroir ideale, grazie ad un’altitudine di circa 400 m/s.l.m. e all’esposizione dei suoi vigneti prevalentemente a sud. La superficie vitata di Villa Cafaggio si estende per circa 31 ha, l’85% dei quali è coltivato a Sangiovese, il restante a Cabernet Sauvignon.
In azienda vige la convinzione che per ottenere eccellenza sia determinante produrre ottima uva sana che, qui a Panzano, significa soprattutto Sangiovese, con cloni che si adattano perfettamente al microclima ed al suo territorio unico. Un’altra determinazione è quella delle basse rese ed alta densità d’impianto: anche oltre 5000 ceppi per ha ed uve con rese estremamente basse di altissima qualità.
Per i suoi vini Villa Cafaggio usa un equilibrio perfetto tra i metodi tradizionali di produzione e le più moderne tecniche di vinificazione. Tutte le fasi del processo produttivo sono seguite con la massima scrupolosità ed attenzione, dalla vigna alla vendita.
Per ulteriori info: https://cafaggio.wine/la-tenuta-cafaggio/
Tornando alla mia bottiglia e all’abbinamento, ho stappato 4 ore prima il Chianti Classico Riserva 2007, che ho servito a cena con una delle più classiche (per restare in tema) cene in famiglia di sempre: bistecche di manzo belle ‘erte’ (di Chianina), cotte semplicemente, ai ferri, un pizzico di sale, pepe macinato al momento e patatine fritte!
Per un minimo di attenzione alla salute ho servito anche una bella insalata e pomodori freschi, ma questa è un’altra storia rispetto all’abbinamento consigliato.
Uve: Sangiovese 100% (clone VCR4- VCR5; portinnesto 1.103 P). Vinificazione e affinamento: raccolta manuale, fermentazione a temperatura controllata, fermentazione malolattica spontanea, maturazione per 18 mesi in botti di rovere di Slavonia di medie dimensioni, affinamento in bottiglia per tre mesi prima della commercializzazione.
Rosso granato scuro, unghia granato, consistente. Al naso è scuro, di buona complessità, leggermente ‘ritroso’. Emergono soprattutto i terziari: la scatola di sigari, il cuoio, il cacao amaro, una lieve noce moscata; segue una lieve rosa appassita, la prugna cotta, il tamarindo, la cola, il finale balsamico. Al palato è più intenso e la retrolfattiva marca maggiormente i profumi percepiti, specie il tabacco e la tostatura; è caldo, di corpo, dal buon tannino serico e mi colpisce soprattutto per la bella spalla acida, che lo fa percepire più giovane e scattante, rispetto al naso, e per una marcata sapidità, che lo rende decisamente saporito. Termina lungo in un palato pulito e sapido al tabacco.
Pronto, perfetto per le nostre belle bistecche succulente, alte, non troppo magre e non troppo cotte, poiché asciuga bene il palato e pulisce da grasso ed untuosità. Per contorno? Che domande! Come ho anticipato, con un Chianti Classico poteva mancare una ‘classica’ patata fritta?!