A Beviamoci Sud 2023 il Sannio, tra territorio e storia

il Sannio, tra territorio e storia
Di Edoardo Fradeani

L’INIZIO DI UN’ERA

Quello che mi ha sempre colpito del mondo sono i suoi ritmi, i suoi cicli regolatori che variano nella storia.
L’uomo in qualche modo crea con l’esperienza, ma in tutte le arti esistono “ere”, manifesti, periodi lunghi o brevi, scanditi da un momento consacratorio, che s’identifica con il massimo della bellezza, con il bel gioco, per fare una metafora calcistica e, perché no, con la vittoria di essere il migliore.

L’Italia del vino è conosciuta nel mondo come certezza, o semplicemente come la squadra che crea da sempre il ciclo vincente.

È strano come a volte può cambiare la percezione di un territorio e delle sue qualità, semplicemente guardandolo da fuori. Pensiamo per un attimo che, se fossimo spagnoli, americani o inglesi, ci sarebbe la certezza inequivocabile che l’Italia è il vino. In realtà, il nostro stivale è da pochissimo tempo che fa il vino come deve essere fatto.

Prima d’innamorarmi di questo mondo, anche io pensavo, sotto sotto, che il vino fosse un made in Italy indiscutibile, che non ci fosse trippa per gatti, neanche per i nostri cugini francesi. In realtà non è così.

Il Sannio

IL SANNIO TERRA DIMENTICATA E RISCOPERTA

Il territorio della Campania diventa un esempio perfetto di quello che vuole dire riscoperta e bellezza del vino. Sono circa vent’anni che questa fantastica regione si è fatta sentire nei gironi internazionali delle grandi etichette: da che era una terra di serie B nel mondo vitivinicolo, oggi esiste un rispetto e una cura nel fare vino, che fa arrossire i pilastri storici del succo d’uva.

LA STORIA

Il Sannio è un esempio di posto magico e antico, dai confini multipli, contaminato da varie tradizioni storiche.

Questa terra prende il nome dalla permanenza della popolazione sannita, tra il VII e VI Secolo A.C. Era una vasta area peninsulare dove, in antichità, il nord era delineato dai monti della Maiella, l’est dal tavoliere delle Puglie, e ad ovest dalla pianura campana, prendendo parte anche dell’Abruzzo e del Molise.

Oggi, morfologicamente parlando, è un mix perfetto e di grande bellezza di altopiani e pianure, una condizione eccezionale per fare vino. Per avere un’idea più chiara relativa ai giorni nostri, possiamo identificare il Sannio nella provincia di Benevento.

IL SEMINARIO “La Grande Bellezza del Sannio”

Quello che è emerso nel seminario “La Grande Bellezza del Sannio”, magistralmente condotta da Luigi Pignataro e dei relatori Pasquale Carlo, giornalista, Vicepresidente di Arga Campania, responsabile dell’Ufficio stampa del Sannio Consorzio Tutela Vini e coordinatore regionale della Guida Vini Buoni d’Italia, e della Vicepresidente del Consorzio Eleonora Moroni durante lo splendido evento tenutosi a Roma, “Beviamoci Sud”, è la straordinaria molteplicità dei prodotti che questo parallelo di globo può offrire.
Basta pensare solo al fatto che il 64% delle uve campane, provengono dal Sannio.

Negli ultimi vent’anni, lasso di tempo molto caro non solo a questa regione, questo territorio si è laureato a pieni voti attraverso i suoi vitigni tipici.

La sua forza si esprime proprio con una vasta gamma d’offerta ma, se proprio vogliamo dirla tutta, il “turbo” lo ha messo con la nascita di un consorzio. Da qui, infatti, è passato da luogo dimenticato a realtà riscoperta e ben radicata. Sappiamo benissimo che, in qualche modo, la Doc non è certezza assoluta di qualità nel nostro paese, ma anche la denominazione ottenuta nel 2011 della “Doc Sannio” ha consentito un maggior rapporto di fiducia con il mercato, nazionale ed internazionale.

I vigneti del Sannio

IL TERRITORIO DEL SANNIO

Una terra incredibile, che è ricoperta da 10.000 mila ettari vitati, con un profilo alquanto montuoso, che si sposa con un clima perfetto per la vite.

L’Aglianico, in alcune aree resistente alla fillossera, rimane uno dei protagonisti e punta di diamante del Sannio; ma non bisogna tralasciare assolutamente altri autoctoni come la Coda di Volpe, vino dall’animo campano forte, oppure la già citata Camaiola, vino detto “Intruso e confuso”, dato che per anni è stato scambiato per la Barbera. Poi Greco, Fiano, Falanghina, Piedirosso e, pochissimi sanno, anche Barbera, Sangiovese, perfino Lambrusco.

Tutte queste varie espressioni di questo magnifico regno del vino prendono strade produttive non solo classiche, ma si trasformano in maniera eccelsa anche con la spumantizzazione, realtà che comincia a dare le sue “bolle” a chi conosce bene questi vitigni.

La degustazione alla cieca

LA DEGUSTAZIONE ALLA CIECA

Il seminario si è sviluppato con una degustazione alla cieca, che ha dato un contributo didattico e totalmente immersivo. Questa è stata una mossa fondamentale, che ha donato all’evento una scoperta pura di questi regali della terra, senza alcun tipo di pregiudizio.

Se abbiamo compreso che il Sannio è il “posto” del vino, credo che dobbiamo renderci conto di quante realtà autoctone abbia il nostro bel paese. A volte non so spiegarmi come queste enormi bellezze possano essere messe in una vecchia soffitta, dimenticate magari per secoli, abbandonate ad un arrivederci che chissà quando sarà. Ragionandoci bene, questo stivale, ha tanto da raccontare. Se oggi ci vantiamo dell’Aglianico o delle splendide perle del beneventano, domani capiremo il Magliocco in Calabria. Eppure, sono lì da tempo, sotto il nostro naso, davanti ai racconti di contadini che ne hanno fatto uno stile di vita. Sebbene forse siamo “nuovi” nel competere con i grandi vini nel mondo, da una parte siamo i più antichi. Due facce paradossali che scandiscono il tempo della riscoperta. L’Italia ha talmente tanta cultura, che in casa nostra non c’entra tutto; quindi, ricorriamo ad una soffitta dove parcheggiamo la nostra bellezza. Ogni tanto saliamo sopra, accendiamo la luce, e tra uno scaffale e l’altro, in mezzo a chili di polvere, ci sorprendiamo dicendo: “E questo?”

La degustazione

I VINI IN DEGUSTAZIONE

Falanghina del Sannio DOC Spumante di qualità (metodo italiano)
Falanghina del Sannio DOC Spumante di qualità (metodo classico)
Falanghina del Sannio DOC
Sannio DOC Coda di Volpe
Falanghina del Sannio DOC Vendemmia tardiva
Aglianico del Taburno DOCG Rosato
Sannio DOC Camaiola
Aglianico del Taburno DOCG Rosso
Aglianico del Taburno DOCG Riserva

Tra tutti i vini in degustazione, merita una menzione “l’Aglianico Fattoria La Rivolta 2019”.
Un vino biologico dalla beva suadente, con colore rubino pieno, dove al naso si scoprono ciliegie mature, tocchi speziati di cacao amaro e, al tempo stesso, un avvolgente mantello floreale di violetta e rosa canina, per finire poi con un leggero tocco di salvia. Questo vino colpisce per il suo equilibrio, con un ricamo tannico ben definito, ma senza irruenza.

Un altro vino centrale è stato il metodo classico “Falanghina Fontana Reale 2012”.
Il vino dopo la prima fermentazione affina in acciaio per circa sei mesi, mentre in bottiglia va dai 12 ai 48 mesi di sosta sui lieviti. Tutto questo dona al calice un bel corpo e una piacevole complessità. Al naso è persistente, con note floreali molto intense; chiaramente con tutto il corredo di un metodo classico, ma mantenendo il carattere della falanghina del Sannio che, non solo in questo caso, si spoglia dei suoi falsi retaggi, ovvero nel non essere più solamente un’uva adatta alla beva giovane ma, bensì, incline anche ad un certo invecchiamento.

IN CONCLUSIONE

Naturalmente i vini degustati alla cieca, cambiano totalmente la prospettiva del degustatore. La scelta da parte del consorzio di optare per un’analisi organolettica, senza conoscere l’etichetta, ha dato una un senso più immersivo e senza pregiudizi, su quello che il Sannio è, ovvero terra sacra di vino. Questa è stata una fondamentale chiave di lettura del seminario, che ha illuminato il palcoscenico di questa terra, capace di regalare emozioni attraverso la pura espressione del territorio.

INFO

Evento Beviamoci Sud a Roma:

Consorzio di tutela dei vini del Sannio: